Il vaiolo è una delle peggiori malattie del passato, di origine infettiva, oggi fortunatamente debellata, unica tra le malattie virali, il cui virus è stato dichiarato estinto in natura, nel 1979. In realtà, a causa il vaiolo, sono due virus, uno poco aggressivo, il Variola minor, e uno molto aggressivo, che causò milioni di morti nei due millenni e mezzo in cui fu accertata la presenza. Il grande “mietitore” fu il Variola maior, la variante aggressiva e letale del virus.
La malattia va a colpire la microcircolazione appena al di sotto della pelle, e la faringe, manifestandosi attraverso delle eruzioni e delle vescicole sull’epidermide. La malattia è potenzialmente mortale, anche se già in passato vi erano casi di sopravvissuti che però convivevano con le grandi cicatrici che spesso sfiguravano la pelle, con la possibile cecità e la possibile deformazione di alcuni arti. Secondo le fonti online ( http://www.guidausofarmaci.it/vaiolo/3692 ) di tutte le persone colpite dal vaiolo, circa un terzo moriva, mentre i restanti rimanevano segnati per sempre.
L’uomo che debellò la malattia
Come detto, il vaiolo è l’unica malattia virale che è stata dichiarata sconfitta già da quarantanni, e certamente, dall’invenzione del primo vaccino da parte di Jenner, sono molti i protagonisti di questa vittoria. Ma un medico, scomparso un paio di anni fa all’età di 87 anni, è considerato l’uomo che sconfisse definitivamente il virus Variola. Si tratta di Donald Henderson, che fu incaricato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di avviare e supervisionare il programma di eliminazione del vaccino in tutto il mondo. Era l’anno 1966, e a Henderson fu affidato l’arduo compito di coordinare uno staff di 200mila collaboratori in 70 paesi, per lo più in Asia e in Africa, dove il virus mieteva ancora vittime, mentre in Europa ed in America aveva finito di collezionare lutti. Con 300 milioni di dollari di finanziamenti, Henderson vaccinò tantissime persone nei punti più caldi del globo, e alla fine del programma aveva fatto somministrare 2,4 mila miliardi di dosi, per dichiarare sconfitta la malattia nel 1979.
Da Jenner a Henderson
Come detto, Henderson fu importante, ma anche l’ultimo protagonista di questa battaglia vittoriosa contro il vaiolo, che iniziò con Edward Jenner nel 1796, anche se sembra, da alcune fonti, che una variolizzazione fosse praticata già nell’India del primo millennio avanti Cristo. Questa notizia però appare inattendibile, visto che proprio l’India soffriva ancora, nel Novecento, di epidemie di vaiolo. La variolizzazione è quella tecnica con cui si inocula il virus meno virulento in modo da creare gli anticorpi per il ceppo più aggressivo, polverizzando le croste di persone infette. Jenner utilizzò invece le vescicole del vaiolo che aveva attaccato le mucche, in quanto il virus era lo stesso che attaccava l’uomo.
Il vaiolo nella storia
Il vaiolo era presente in Egitto già nell’antichità, e venne avvolto da tutta una mitologia e superstizione circa le sue cause. I suoi segni sono stati ritrovati in alcune mummie egizie, e nel I secolo d.C. può essere rintracciato in Cina, per poi diffondersi anche in Giappone cinque secoli dopo.
L’Europa, almeno quella dell’antichità, fu risparmia da grandi epidemie di vaiolo, che rimase una malattia sporadica fino alle Crociate, attorno all’anno Mille, quando con l’aumento della popolazione divenne endemica anche nel Vecchio Continente. I bambini erano maggiormente colpiti dal vaiolo, e con il Rinascimento, il vaiolo aumentò la sua virulenza in Europa, per essere poi diffuso nelle Americhe dai coloni europei, con grandi epidemie fra gli indigeni, sprovvisti degli anticorpi necessari. Ma anche in Europa, il vaiolo continuò a mietere vittime, con numeri impressionanti. A Parigi ad esempio, nel 1753, un’epidemia di vaiolo fece 20mila morti, e nel 1768 fu la volta di Napoli, a contare ben 60mila vittime. Andò meglio a Berlino, nel 1766, e Amsterdam, nel 1784, con 1000 e 2000 morti, rispettivamente. Alcuni paesi furono fortemente colpiti, come l’Islanda, che perso 20mila cittadini nel 1707, e la Groenlandia, dove fu addirittura il 75% della popolazione a perdere la vita, nel 1733.
Se per il nord Africa, il vaiolo era già conosciuto nei tempi antichi, nell’Africa equatoriale invece, fece la sua comparsa solo nell’Ottocento, mentre in Australia, alla fine del Settecento, furono solo gli aborigeni ad essere colpiti dalla malattia.
Anche nell’Ottocento il virus Variola colpì violentemente l’Europa, con epidemie dal 1824 al 1829; dal 1837 al 1840 e dal 1870 al 187. La malattia scomparve dall’Europa, ufficialmente, nel 1953, e in Sud America nel 1971.