Il latte materno risulta in assoluto l’alimento più raccomandabile per il neonato, in quanto fornisce tutti gli elementi nutritivi ma soprattutto li contiene nelle giuste proporzioni.
Il latte materno è un vero e proprio determinante di salute: è composto da macronutrienti standard come le proteine, i grassi e i carboidrati e per oltre l’80 per cento di acqua. Quello che lo rende unico è la composizione, che è specifica per il cucciolo d’uomo.
Il latte materno ha una prevalente concentrazione di lattosio, perché gli zuccheri sono fondamentali per lo sviluppo cerebrale del neonato che è in grande espansione nei primi mesi di vita. Il lattosio fornisce da solo il 40 per cento dell’apporto nutritivo. È inoltre presente una bassa, ma fondamentale, quota di oligosaccaridi, cioè di piccole catene di zuccheri semplici, che hanno scarsa funzione nutritiva ma che sono indispensabili per la protezione dalle infezioni contribuendo al microbiota intestinale.
La proteina più importante del latte materno è la caseina, ma sono presenti anche glicoproteine come la lattoferrina che ha importanti funzioni antibatteriche e le sieroproteine.
La vera differenza tra latte materno e latte artificiale la si trova soprattutto negli elementi bioattivi come ormoni, ormoni regolatori, cellule antinfiammatorie, fattori di crescita, fattori di protezione virale e antibatterica che non si possono trovare in nessun latte artificiale.
Purtroppo, non tutte le donne hanno la fortuna di allattare al seno i propri figli, senza contare i casi estremi, quelli in cui vi è una vera e proprio impossibilità fisica.
Usa, per la prima volta al mondo transgender ha allattato al seno
Caso estremo è senza dubbio rappresentato da un transessuale, ma la scienza è riuscita anche in questa impresa: per la prima volta al mondo un transgender di 30 anni è riuscito ad allattare al seno.
Grazie a una terapia sperimentale di tre mesi e mezzo, che comprendeva un mix di ormoni, un farmaco per la nausea e uno per la stimolazione del seno, la donna è riuscita a produrre 227 grammi di latte al giorno, sufficienti ad allattare il bambino, avuto da un’altra donna, per sei mesi.
La transgender ha potuto beneficiare di una terapia ormonale specifica – definita femminilizzante – che ha reso possibile l’allattamento del figlio avuto dalla sua compagna.
Il medico, nello specifico, ha prescritto per la paziente un regime graduale di progesterone ed estradiolo che permettessero di produrre il latte materno. In più gli ha somministrato del domperidone, un farmaco abitualmente prescritto come antinausea che come effetto collaterale aumenta anche la produzione di latte. Tale medicinale, tuttavia, è arrivato direttamente dal Canada perché non è approvato negli Stati Uniti a causa di gravi eventi avversi provocati in seguito all’utilizzo. Tra questi aritmie, arresto cardiaco e morte improvvisa.
La notizia è stata resa nota dalla rivista Transgender Health. Il caso è stato riferito da Tamar Reisman, dottore che lavora presso l’ospedale Mount Sinai di New York, dove la donna è stata trattata. «La medicina transgender sta diventando parte della medicina tradizionale. Stiamo ottenendo più dati basati sulle prove, stiamo ricevendo cure più standardizzate, stiamo ottenendo più opzioni riproduttive», spiega Reisman.
Intorno alla storia però ci sono ancora molti punti interrogativi. Sembrerebbe si tratti del primo caso del genere al mondo, ma non si capisce se il record da guinness dei primati sia riferito al fatto che la persona in questione sia un trans, o che sia pur sempre un uomo nel senso di maschio, non essendo mai stato operato e quindi ancora dotato di quell’organo che lo differenzia dalla donna.