Il Tribunale per i minorenni di Roma riconosce la stepchild adoption per un padre gay.
E siamo a quota tre. Nel solo mese di marzo i tribunali hanno riconosciuto la stepchild adoption a tre coppie gay. Il primo marzo due donne conviventi avevano avuto una sentenza favorevole in merito all’adozione.
Il 9 marzo fu la volta di un’altra coppia di mamme alle quali fu riconosciuta, sempre dal Tribunale di Roma, l’adozione incrociata di tre figli. In quel caso anche la motivazione è stata storica.
Infatti, il giudice ha scritto che i bambini, pur non essendo fratelli di sangue, “tali si considerano e vengono nel mondo esterno considerati”, sottolineando che i rapporti “esistenti tra le ricorrenti e i rispettivi figli sono quelli concretamente e quotidianamente tipici di una sana relazione madre-figli”.
Ora è la volta di una coppia di papà. Il bambino della coppia, che ha tre anni e mezzo, è nato in Canada dove la coppia si è regolarmente sposata. I due si sono affidati alla maternità surrogata per i quali non hanno pagato nulla.
I due papà si erano sposati anche in Spagna e poi si erano iscritti in Italia al Registro delle Unioni Civili della loro città. La coppia vive una vita tranquilla e normale.
Il bambino è circondato dall’affetto non solo dei genitori ma anche di quello delle rispettive loro famiglie. E’ stato regolarmente battezzato e va all’asilo.
A confermare la sentenza il giudice Melita Cavallo, presidente, fino a gennaio scorso, del Tribunale per i minori. Il giudice cavallo si batte da anni per i diritti dei bambini nei tribunali di Roma, Napoli e Milano.
Ricordiamo che il giudice Cavallo è stata la prima, già nel 2014, a legittimare una famiglia omogenitoriale.
E così, mentre la politica italiana si accapiglia e si divide negli schieramenti “stepchild adoption sì”, “stepchild adoption no”, i tribunali senza indugi vanno avanti e cercano di colmare il ritardo che l’Italia ha accumulato in tema di diritti civili.