In ambito di ricerca sui supplementi che potrebbero supportare la memoria e rallentare la progressione dell’Alzheimer, il nicotinamide riboside (NR) emerge come un candidato promettente. Questo composto, una forma di vitamina B3, è stato collegato a un aumento dei livelli di nicotinamide adenina dinucleotide (NAD+), una molecola essenziale per il mantenimento della salute cellulare e la riparazione del DNA. Studi recenti hanno mostrato che l’integrazione di NR potrebbe aumentare i livelli di NAD+ nel cervello e influenzare positivamente i biomarcatori associati alla neurodegenerazione.
Le ricerche condotte dall’Università del Delaware e dal National Institute on Aging hanno evidenziato che l’assunzione orale di NR potrebbe aumentare i livelli di NAD+ nelle vescicole extracellulari, che riflettono gli eventi cellulari nel cervello. Questo aumento è stato associato a cambiamenti nei biomarcatori di malattie neurodegenerative come l’amiloide beta e la tau, entrambi legati all’Alzheimer. Il significato clinico di questi risultati è notevole, poiché potrebbe portare allo sviluppo di strategie preventive o terapeutiche più efficaci contro l’Alzheimer.
Parallelamente, uno studio condotto dal Columbia University Irving Medical Center ha esplorato gli effetti della supplementazione multivitaminica sulla memoria in adulti anziani. I risultati hanno indicato miglioramenti nella memoria, suggerendo che un apporto equilibrato di vitamine e minerali può supportare la funzione cognitiva durante l’invecchiamento. Questo suggerisce una possibile via attraverso cui la nutrizione quotidiana potrebbe contribuire a mitigare il declino cognitivo associato all’età e alle condizioni neurodegenerative.
Queste scoperte aprono nuove prospettive nella comprensione e nel trattamento dell’Alzheimer, sottolineando l’importanza di ulteriori ricerche per confermare e ampliare la conoscenza sugli effetti del NR e di altri supplementi sulla salute cerebrale. Sebbene l’efficacia di tali integratori debba essere ancora pienamente confermata attraverso studi clinici più ampi e di lunga durata, l’attuale corpus di ricerca fornisce una base solida per l’ottimismo riguardo al potenziale di tali sostanze nel migliorare la qualità della vita delle persone affette da Alzheimer o a rischio di svilupparlo.
Per ulteriori informazioni sui dettagli specifici e sugli studi menzionati, si può fare riferimento a fonti come ScienceDaily e Neurosciencenews, che forniscono aggiornamenti continui sui progressi nel campo della neurologia e della ricerca sull’Alzheimer.