Treviso, bambini non vaccinati a scuola: la denuncia dei genitori

Antonio Capobianco

A Treviso genitori denunciano la presenza nella scuola di bambini non vaccinati.

Da una parte si dice che vaccinarsi resta un obbligo, dall’altra si consente ai bambini di andare a scuola senza avere la certezza che siano stati veramente vaccinati. Un obbligo all’acqua di rose, insomma: tutto italiano. Se è un obbligo, vuol dire che è importante per la salute e che quest’ultima quindi è esposta a serio rischio.

Ciò nonostante, comunque si ammettono i bambini a scuola, con una semplice autocertificazione che, come noto, non è certo il massimo della garanzia. Il problema, sollevato ultimamente anche da una coppia di Treviso, non è la salute del bambino, del singolo, ma la salute collettiva, la salute pubblica, che è ben più importante e meritevole di tutela. Quest’ultima è compito dello Stato e non delle singole persone, e lo Stato deve creare condizioni stringenti per tutelare la salute pubblica.

L’aberrazione di dire mio figlio è sano, e quindi non va vaccinato, cosa sostenuta da molti, non solo connota un alto indice di irresponsabilità, bensì è un atteggiamento profondamente antisociale, e come tale va sanzionato. Sapendo che la sanzione deve essere proporzionata all’illegalità commessa. Altra cosa è infrangere la norma del divieto di sosta, altra cosa è mettere a rischio la vita delle persone, nella fattispecie dei bambini.

A Treviso, la mamma di una bimba immunodepressa e recentemente sottoposta a un trapianto di fegato, ha deciso che non poteva mandare a scuola la figlia in presenza di bambini non vaccinati. La bimba frequentava la scuola materna, ma è stata costretta a rimanere a casa. Nella scuola frequentata dalla piccola c’erano stati addirittura due casi di varicella. Nella scuola c’erano bambini che non hanno fatto il vaccino per scelta dei genitori, e così si sono ammalati.

Naturalmente l’eventuale contrazione della varicella per la bimba immunodepressa, la metterebbe in serio pericolo di vita. Dice la mamma della bimba, che è pure avvocato: “Spero che questa denuncia porti la magistratura a intervenire e che finalmente sia chiaro chi deve fare cosa e non si lasci la decisione e l’interpretazione della legge ai singoli dirigenti”.

Abbiamo fatto la denuncia, prosegue l’avvocato, a carico di ignoti, perché non sappiamo a chi vadano attribuite le responsabilità. Quel che sappiamo però è che a maggio, quando si sono presentati i casi di varicella, c’era l’obbligo di vaccinazione come requisito d’accesso alla materna. Tanto che alcuni dirigenti scolastici hanno deciso di escludere i bambini che non erano vaccinati. Mentre nella scuola di mia figlia, la dirigente ha scelto di applicare la norma in maniera estensiva e tollerante”.

Vorrei – conclude la mamma – che diventasse un caso pilota, per sgombrare il campo da interpretazioni e fare in modo che la legge sia applicata”.

E in verità sarebbe ora di sgombrare il campo, in generale, dall’incompetenza, dalla superficialità, dall’ignoranza e dalle credulità popolari. Così come sarebbe il caso di sgombrare il campo da quegli atteggiamenti antisociali che mirano a tutelare il singolo (ma in realtà non fanno nemmeno quello) senza tenere conto che si vive in un contesto sociale, dove la salute pubblica, cioè quella di tutti, è uno dei beni più preziosi.

Sarebbe bene peraltro che le decisioni corrette in materia non le prendano i giudici, o solo i giudici, bensì la nostra classe politica che ci governa, nella piena coscienza che, alla base di decisioni così delicate come quelle riguardanti le vaccinazioni, si debba operare una valutazione scientifica attenta e la più ampia possibile. E’ sulla base dei dati, di quello che è successo e di quello che potrebbe succedere, che poi la politica deve decidere. Non sull’onda di emotività irrazionali.

a cura di: Eleonora Gitto

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