Trauma cranico e rischio di Alzheimer: scoperti nuovi meccanismi molecolari

Antonio Capobianco

Un nuovo studio pubblicato su Acta Neuropathologica ha fatto luce sui meccanismi attraverso cui il trauma cranico (TBI) aumenta il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer (AD) e deficit cognitivi associati. La ricerca ha identificato il ruolo cruciale della proteina BAG3, che potrebbe essere determinante nel modulare i danni sinaptici e la disfunzione neuronale dopo un trauma cranico, offrendo potenziali soluzioni terapeutiche per prevenire o ritardare l’insorgenza della malattia di Alzheimer.

Trauma cranico e rischio di Alzheimer scoperti nuovi meccanismi molecolari
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Trauma cranico e malattia di Alzheimer: un legame sempre più chiaro

Il trauma cranico è una delle principali cause di disabilità e morte negli Stati Uniti, e prove crescenti indicano che un TBI in giovane età o in età media aumenta significativamente il rischio di sviluppare demenza o il morbo di Alzheimer in età avanzata. Tuttavia, fino ad ora, i meccanismi biologici che collegano il trauma cranico alla malattia di Alzheimer non erano del tutto compresi.

Lo studio ha esaminato il ruolo di BAG3, una proteina che regola la degradazione della proteina tau, il cui accumulo è un segno distintivo della patologia Alzheimer. In particolare, BAG3 aiuta a gestire il processo di autofagia, un meccanismo che consente alle cellule di eliminare proteine danneggiate o disfunzionali, come la tau, prevenendone l’aggregazione.

I risultati dello studio: il ruolo cruciale di BAG3

La ricerca ha dimostrato che nei pazienti affetti da Alzheimer, i livelli di BAG3 diminuiscono nei neuroni eccitatori e aumentano negli astrociti (cellule di supporto del cervello). Questo squilibrio rende i neuroni più vulnerabili all’accumulo di proteina tau. Utilizzando modelli animali, i ricercatori hanno osservato che un trauma cranico riduce i livelli di BAG3 nei neuroni, provocando una disfunzione sinaptica e aumentando il rischio di sviluppare accumuli di tau patogena, che sono associati a deficit cognitivi e malattie neurodegenerative.

Come il trauma cranico altera le funzioni cerebrali

Lo studio ha utilizzato modelli animali e campioni post-mortem umani per comprendere meglio il legame tra TBI e Alzheimer. I risultati hanno mostrato che nei pazienti con TBI, le aree del cervello più colpite, come il lobo parietale inferiore, presentavano livelli più bassi di BAG3, con conseguente accumulo di tau. Questo processo porta a una serie di problematiche cognitive, inclusa la disfunzione sinaptica, una delle cause principali di declino cognitivo.

Inoltre, l’espressione di BAG3 negli astrociti è aumentata in risposta all’accumulo di proteina tau, suggerendo che queste cellule potrebbero cercare di compensare il danno neuronale proteggendo il cervello dall’aggregazione proteica. Tuttavia, questo meccanismo di compensazione non è sufficiente a prevenire la progressione della patologia.

BAG3 come possibile target terapeutico

Uno degli aspetti più promettenti dello studio è stato l’esplorazione di terapie mirate a BAG3. I ricercatori hanno scoperto che la sovraespressione di BAG3 nei neuroni dell’ippocampo (una regione chiave per la memoria) ha migliorato significativamente la salute sinaptica e ridotto i deficit cognitivi causati dal TBI. Questo suggerisce che aumentare i livelli di BAG3 potrebbe rappresentare una strategia terapeutica efficace per prevenire o rallentare i danni cerebrali post-trauma.

Tuttavia, la sola sovraespressione di BAG3 non è stata sufficiente a ridurre l’infiammazione (gliosi) causata dal trauma cranico, il che indica che saranno necessari ulteriori studi per sviluppare trattamenti più completi.

Prospettive future per il trattamento del TBI e dell’Alzheimer

I risultati dello studio suggeriscono che BAG3 potrebbe diventare un obiettivo terapeutico per ridurre il rischio di Alzheimer nelle persone che hanno subito un trauma cranico. Questo potrebbe rappresentare un importante passo avanti nel trattamento di una condizione che colpisce milioni di persone nel mondo.

L’idea di modulare il pathway autofagia-lisosoma (ALP) attraverso BAG3 per migliorare la rimozione della proteina tau e prevenire la disfunzione sinaptica offre nuove speranze per lo sviluppo di terapie mirate. Questi trattamenti potrebbero non solo migliorare la qualità della vita dei pazienti con trauma cranico, ma anche ridurre il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Conclusioni

Lo studio offre nuove prospettive sui meccanismi molecolari che collegano il trauma cranico al morbo di Alzheimer e altre forme di demenza. La proteina BAG3 svolge un ruolo cruciale nella regolazione della tau e della salute sinaptica, e il suo potenziale come target terapeutico potrebbe rappresentare una svolta nella prevenzione e nel trattamento delle malattie neurodegenerative legate ai traumi cranici.

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