Il tumore del pene è un evento raro, ma che può causare delle menomazioni pesantissime nei pazienti, soprattutto quelli colpiti in giovane età.
La forma più comune (95% dei casi) trae origine dal rivestimento epidermico del glande e dalla parte interna del prepuzio (carcinoma spinocellulare). Altri tumori, come il melanoma del pene, il basalioma ed il sarcoma, sono, invece, molto rari.
Il tumore del pene è diffuso soprattutto nei Paesi in cui le condizioni igienico-sanitarie sono precarie, mentre è decisamente meno frequente nelle comunità dove, per motivi religiosi, si pratica la circoncisione alla nascita o prima della pubertà.
L’incidenza del tumore del pene cresce all’aumentare dell’età; la fascia maggiormente colpita è compresa tra i 60 ed i 70 anni.
Se diagnosticato nelle sue fasi più precoci, il tumore del pene è generalmente curabile. La scelta del trattamento più adatto dipende da diversi fattori, come dimensioni della massa neoplastica, localizzazione e rapporto coi tessuti circostanti. Se il tumore è superficiale, si procede con resezioni minime, effettuabili anche con laserterapia e crioterapia. In caso di neoplasie avanzate, si valuta l’escissione della porzione colpita dal tumore o un intervento più radicale, fino ad arrivare all’amputazione.
Proprio inerentemente all’ultimo caso, i medici dell’Ospedale Molinette di Torino hanno portato a termine una nuova impresa clinica, riuscendo a dare a un uomo di 45 anni la possibilità di riavere una vita sessuale: i dottori hanno addirittura ricostruito un pene partendo dal parte di avambraccio.
L’intervento è stato realizzato nei mesi scorsi ma solo ora si può dire che sia totalmente riuscito, tanto che il 31 maggio verrà presentato al Meeting Internazionale di chirurgia genitale organizzato proprio dall’ospedale piemontese.
Tutto è cominciato quando un uomo di 45 anni, sposato e padre di famiglia, scopre 5 anni fa della presenza di una piccola neoformazione sul glande a cui, almeno inizialmente, non presta particolare attenzione. Spinto dalla compagna, decide di recarsi da un urologo che, purtroppo, scrive una diagnosi che mai si sarebbe potuto aspettare: tumore avanzato all’organo genitale maschile.
Immediato l’intervento per l’asportazione della quasi totalità del pene e dei linfonodi inguinali. Il trattamento viene poi completato con un ciclo di chemioterapia. Da quel momento purtroppo la sua vita cambia, diventa un incubo e inizia il calvario.
Il fatto di aver subito l’asportazione del tumore e la successiva guarigione non è bastato per far tornare il sorriso al quarantenne che ha compreso subito che la sua vita intima non sarebbe stata più quella di prima.
Sconfitto il tumore l’uomo si è trovato ad affrontare un nuovo ‘nemico’ subdolo e maligno: la depressione. Quella problematica fisica era diventata un macigno pesante dal quale faceva fatica a liberarsi.
A Torino però hanno portato a termine l’impresa che gli ha restituito il sorriso. Gli specialisti della struttura diretta dal professore Paolo Gontero hanno sottoposto il paziente ad una serie di accertamenti per comprendere se era possibile intervenire chirurgicamente. Alla fine è arrivato il sospirato via libera con l’equipe di Gontero che ha provveduto a ricostruire le parti intime dell’uomo con un lembo microchirurgico prelevato dell’avambraccio sinistro.
Il complesso intervento, della durata di circa 8 ore, è stato eseguito dalla équipe ricostruttiva genitale del professor Paolo Gontero – Marco Falcone e Massimiliano Timpano – e dal microchirurgo Davide Ciclamini.
“A distanza di 2 mesi dall’intervento possiamo dichiararci soddisfatti per la riuscita dell’intervento che ha restituito al paziente la sua mascolinità – ha dichiarato Gontero – ora siamo in attesa, tra alcuni mesi, di impiantare una protesi idraulica del pene che restituirà al paziente la possibilità di avere nuovamente una vita sessuale attiva”.