Possibile che Tiziano Ferro, anche se per Save the Children, possa mettersi all’asta come un qualsiasi oggetto?
E’ possibile. Come Elvis Presley, Tiziano si vende i calzini, il cappello, la camicia sudata, gli stivali maleodoranti di cuoio che ha sfoggiato nei suoi concerti.
E poi ancora mocassini, magliette, calzini e chi più ne ha più ne metta. Contento lui. Il tutto per sostenere Save the Children in Africa, della quale organizzazione Tiziano Ferro è diventato ambasciatore.
Ma non avrebbe fato meglio, e prima, a stornare una quota parte degli incassi dei concerti a favore dell’organizzazione?
No, evidentemente no. Questo malsano senso di autoadorazione, di forzata mitizzazione del personaggio, peraltro ancora in vita, è segno, secondo noi, di narcisismo all’ennesima potenza. Una ne fanno e cento ne pensano.
Il buon Tiziano, artista a tutto tondo ma forse un po’ sopravvalutato, ha tenuto a dichiarare in proposito: “E’ con grande onore e gioia che inizio questo viaggio con Save the Children, che già da qualche anno seguo con interesse e stima”.
“Questo guardaroba racconta un pezzo importante della mia storia. Mi piace l’idea che ogni bella storia possa generarne un’altra, ancora più bella”.
Sarà pure vero ma Tiziano si piace. E forse si piace un po’ troppo.