È una consapevolezza a cui praticamente tutti gli stati del mondo, forse solo ad eccezione della Cina, sono dovuti arrivare: ci si è resi conto troppo tardi che il Coronavirus fosse una minaccia a dir poco seria e quindi si sono sprecate settimane importantissime per limitare i contagi e per evitare centinaia di migliaia di vittime.
E in queste ore ci è arrivata anche la Svezia: convinta dell’inutilità delle misure di contenimento applicate in tutti i paesi del globo, la pandemia sta ora mietendo fin troppe vittime e si è ora costretti a fare scelte dolorosissime per salvare il salvabile.
In particolare, par che se dovessero cominciare a scarseggiare i posti in terapia intensiva per l’emergenza coronavirus i medici dovranno escludere le persone di 80 anni e quelle di 60-70 che hanno altre patologie. Sarebbero queste le indicazioni date agli operatori sanitari svedesi dal Karolinska Institute di Stoccolma secondo un documento pubblicato sul sito del quotidiano Aftonbladet.
Bjorn Eriksson, direttore della sanità di Stoccolma, ha spiegato che al momento ci sono oltre 300 letti, di cui 79 ancora liberi. Ma secondo dati Ue, la Svezia è il Paese europeo con il più basso numero di posti in terapia intensiva.
Intanto il premier svedese, il socialdemocratico Stefan Löfven, ha dichiarato: “Non abbiamo fatto abbastanza”.