Sono passati quattro decenni, quarant’anni in cui le vittime non hanno avuto giustizia e non si è mai potuto o voluto andare fino in fondo, andando a scovare e condannare i mandanti della terribile strage.
Ma in questi mesi finalmente si è deciso di strappare definitivamente il velo di omertà e di non detto ed in queste ore la Procura generale di Bologna ha quindi chiuso la nuova inchiesta sulla strage del 2 agosto 1980 notificando quattro avvisi di fine indagine.
Tra i destinatari, Paolo Bellini, ex primula nera di Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore. Secondo l’accusa avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti, e ritenuti dai pg mandanti, finanziatori o organizzatori.
Gli investigatori hanno scoperto che ammonterebbe a circa cinque milioni di dollari il flusso di denaro proveniente da conti riconducibili a Licio Gelli e Umberto Ortolani e diretto agli organizzatori e ai Nar, accusati in concorso con Bellini di essere gli autori materiali della Strage.
Secondo quanto riportato da “Repubblica.it”, la pista seguita dal pool di magistrati – coordinati dal procuratore generale Ignazio De Francisci – ha portato i finanzieri ad analizzare documenti bancari dell’epoca e rogatorie con la Svizzera. Carte sequestrate decenni fa, ma anche un fascicolo del processo sul crac del Banco Ambrosiano che è stato consegnato agli inquirenti dagli avvocati dei familiari delle vittime.
Il fatto che i mandanti finanziari siano deceduti porterà i magistrati a dover archiviare le loro posizioni per “morte del reo”.