Steve Jobs, un film politically correct

Antonio Capobianco

Steve Jobs, un film politically correctE’ arrivato anche nelle sale cinematografiche italiane il film Steve Jobs diretto da Danny Boyle.

Il film sulla vita di Steve Jobs è lascia colpiti favorevolmente per diversi motivi.

Intanto per la sceneggiatura del grande Aaron Sorkin che ha deciso di focalizzare l’attenzione su tre momenti importanti della vita del fondatore di Apple.

Il film, infatti, è diviso in tre atti che raccontano i minuti che precedono il lancio di un prodotto nuovo, dal Macintosh nel 1984 all’iMac nel 1988.

Il film, i cui attori protagonisti sono Michael Fassbender e Kate Winslet, entrambi già candidati all’Oscar proprio per questo lavoro, è liberamento tratto dalla biografia di Jobs scritta da Walter Isaacson.

Una biografia autorizzata dallo stesso Steve Jobs e che si fregia di essere “politicamente corretta”.

E che questo film ha l’ambizione di essere politically correct è confermato dalle parole di Sorkin e Boyle: “noi non vogliamo assolutamente parlare bene di Jobs a tutti i costi, per questo attingiamo da una biografia dove viene descritto come un narcisista, un avido incapace di amare e di preoccuparsi per il prossimo“.

Steve Jobs di Boyle, infatti, appare freddo e cinico, quasi odioso in alcuni momenti, ma poi è preoccupato per quella figlia che non ha mai riconosciuto, diventa il tappetino dell’assistente Joanna ed elargisce denaro all’ex compagna.

Insomma, il film vuole raccontare qualità e difetti del grande informatico e, a quanto pare, ci riesce bene.

Qualche nota eccessiva salta agli occhi, ma è indubbiamente un film d’effetto in cui traspaiono non solo la cura dei particolari e l’impegno di tutti, ma anche un grande rispetto per quello che è considerato uno dei più grandi geni di questo secolo.

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