Nell’ultimo periodo, l’attenzione si è concentrata sempre più sui potenziali impatti ambientali legati al crescente numero di satelliti in orbita e al loro rientro nell’atmosfera terrestre.
Un’indagine preliminare condotta dall’Aerospace Corp. ha messo in luce la necessità di comprendere meglio le conseguenze ambientali dei frammenti di satelliti e veicoli di lancio che rientrano nell’atmosfera terrestre. Il volume annuale di massa dei satelliti che rientrano potrebbe crescere notevolmente, passando dai circa 100 tonnellate attuali a un intervallo tra 800 e 3.200 tonnellate, senza considerare ulteriori tonnellate dovute ai veicoli di lancio.
La ricerca ha stimato che tra il 60 e il 90% della massa di un satellite si consuma durante il rientro atmosferico, con l’alluminio come uno dei materiali più comuni a bruciare in questo processo. Tuttavia, questo studio si basa su dati limitati, poiché tradizionalmente gli impatti ambientali del volo spaziale sono stati considerati trascurabili, una percezione ora messa in discussione dall’aumento significativo delle attività spaziali negli ultimi anni.
La preoccupazione non riguarda solo il pericolo per le persone e gli aerei causato dai componenti di satelliti e razzi che sopravvivono al rientro, ma anche l’effetto sconosciuto del 60-90% della massa dei satelliti che si disintegra nell’atmosfera.
Questi detriti potrebbero contribuire al riscaldamento dell’atmosfera terrestre e alla degradazione dello strato di ozono, richiedendo ulteriori ricerche per valutare l’impatto esatto e trovare soluzioni per mitigare questi effetti.