Per fortuna, grazie a un’accurata ricerca, negli ultimi anni il numero delle terapie disponibili per trattare la sclerosi multipla è aumentato significativamente. Non solo esistono farmaci che trattano la malattia, ma ne esisteranno ancora di più nell’immediato e nel prossimo futuro.
Naturalmente ci sono diverse forme di sclerosi multipla, ed è una malattia imprevedibile che colpisce molte persone in modo differente: questo significa che non esiste un unico trattamento uguale per tutti ed inoltre si tratterà di una terapia a lungo termine.
Diversi tipi di farmaci agiscono in modo differente: esistono farmaci che mirano a trattare i meccanismi alla base della malattia (puntano a rallentare la progressione della malattia), e farmaci che trattano i sintomi che si manifestano.
I primi, noti come farmaci/trattamenti modificanti la malattia (in breve DMDs/DMTs), agiscono contrastando la causa alla base dell’infiammazione, riducendo la frequenza di ricadute e, se tutto va bene, rallentando il decorso della malattia. È risaputo che, purtroppo, resta ancora da scoprire il sacro potere di una possibile cura per la sclerosi multipla, perciò l’obiettivo di questo tipo di trattamento è di prevenire i danni così da salvaguardare il più possibile il cervello.
I farmaci più utilizzati in terapia per il controllo dei sintomi sono: interferoni, immunoglobuline, steroidi, antispastici (spasmolitici), antidepressivi e farmaci colinergici per ridurre i disturbi urinari.
Tutti i farmaci e le terapie non sono scevri da effetti collaterali, e proprio per i gravi effetti collaterali che provocherebbe proprio in queste ore è stato predisposto il ritiro immediato di uno dei farmaci più conosciuti e usati contro questa malattia.
Nello specifico, l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) ha predisposto lo stop immediato alle terapie e ritiro dal commercio in tutto il Vecchio Continente dello Zinbryta, anticorpo monoclonale utilizzato per la gestione delle forme recidivanti di sclerosi multipla.
Il farmaco è un anticorpo in grado di legarsi a molecole specifiche e agire in maniera mirata. Ma una revisione delle evidenze preliminari da parte dell’Ema ha evidenziato un elevato numero di eccessive reazioni infiammatorie a livello cerebrale.
La misura raccomandata dall’Agenzia europea dei farmaci è arrivata dopo che 12 casi di gravi infiammazioni cerebrali, con encefalite e meningoencefalite – di cui tre mortali – sono stati segnalati nel mondo. In Italia i pazienti trattati con questo farmaco, confermano dall’Agenzia italiana del farmaco, sono circa 50.
L’indicazione ai medici è di contattare immediatamente i pazienti in cura con questo medicinale per interrompere il trattamento e ricorrere ad altre alternative, seguendoli con esami specifici per almeno 6 mesi dopo la fine della terapia. La maggior parte dei 12 pazienti che ha sofferto di queste gravi reazioni ha riportato sintomi dopo 8 mesi dall’inizio del trattamento.
I pazienti stessi, precisa l’Agenzia europea del farmaco, se stanno prendendo questo farmaco devono chiamare subito il proprio medico, sospenderne l’assunzione e dirgli se hanno avuto sintomi come febbre, forti mal di testa, nausea, ittero e vomito.
La stessa azienda farmaceutica (Biogen Idec Ltd) ha già chiesto volontariamente il ritiro dell’autorizzazione alla vendita e informato l’Ema dell’intenzione di fermare gli studi clinici. La raccomandazione dell’Ema dovrà ora essere inviata alla Commissione europea per diventare legalmente vincolante.
In realtà il farmaco era già stato sottoposto a restrizione temporanea nel luglio del 2017, dopo essere stato destinato ai diversi pazienti affetti da sclerosi multipla che «non hanno risposto ad altri trattamenti o a coloro che hanno una forma di sclerosi multipla a rapida evoluzione e non possono utilizzare altri trattamenti». Il motivo della restrizione iniziale era un precedente episodio di epatite fulminante che si era verificato in una persona di origini tedesche.