Attualmente in carcere con l’amico Arthur C., Damien T. dovrà presentarsi giovedì davanti ad un giudice dopo aver ammesso di aver inferto il famoso “schiaffo” al presidente francese durante un viaggio.
Anche la loro custodia, decisa per l’accusa di “violenza senza impedimento su persona in possesso di pubblica autorità“, è stata prorogata “al fine di proseguire gli accertamenti“.
Residenti a Saint-Vallier, a nord di Valence, i due uomini sono stati arrestati subito dopo l’incidente. Sono “entrambi sconosciuti ai servizi giudiziari e di intelligence“. Sono membri di associazioni del loro comune “in relazione con le arti marziali, il Medioevo e l’universo manga“, ha ricordato il magistrato.
L’autore e il suo amico erano vicini ai gilet gialli
Durante l’interrogatorio, Damien T., “senza figli, senza professione“, ha ammesso “di aver sferrato un colpo al Capo dello Stato e di aver pronunciato parole di denuncia della politica“.
Vicino, secondo lui, al “movimento dei gilet gialli” e condividendo “convinzioni politiche tradizionali di destra o ultradestra” senza essere “di alcun partito“, ha affermato di aver “agito d’istinto e senza pensare“. per esprimere la sua insoddisfazione, ha spiegato ulteriormente.
Le udienze dei testimoni e del compagno di Damien T. non hanno chiarito “ulteriormente le motivazioni” del giovane, contro il quale non si conserva premeditazione.
“Sono in corso gli ultimi accertamenti e indagini”, ha comunque sottolineato il pm.
A casa sua, durante una perquisizione, sono stati trovati “vecchi libri sull’arte della guerra e sul Mein Kampf , nonché una bandiera rossa con falce e martello gialla e una bandiera della rivoluzione russa“.
Questo schiaffo ha suscitato l’indignazione dell’intera classe politica. Emmanuel Macron dal canto suo ha commentato il gesto, denunciando “fatti isolati” commessi da “individui ultraviolenti”.