È indubbio che la sanità italiana abbia moltissimi problemi: non si contano i casi di malasanità, le lungaggini, le attese anche di molti mesi per visite ed esami salvavita.
Ma non va neppure dimenticato che il nostro paese è uno dei pochi che offre una sanità pubblica aperta a tutti, che non permette a nessuno di non ricevere cure per problemi di soldi, che prevede esenzioni anche totali per i più bisognosi.
Ed in queste ore arriva un’altra gradita novità: entra in vigore l’1 settembre l’abolizione del superticket, la quota aggiuntiva di 10 euro sul ticket per le visite mediche specialistiche e gli esami clinici introdotta nel 2007 dal governo Prodi.
Anche se in varie regioni il superticket era già stato tolto o ridotto negli anni scorsi, la manovra tiene comunque conto anche di quanto le varie realtà locali che lo hanno eliminato hanno dovuto spendere. Quindi tutte le regioni riceveranno, nel fondo sanitario nazionale, i soldi necessari a rimpiazzare gli introiti della tassa.
In particolare, il governo ha stanziato 550 milioni all’anno per l’abolizione (per questa fine 2020 sono 185 milioni).
“Ogni volta che una persona non si cura come dovrebbe per motivi economici siamo dinanzi a una sconfitta per tutti noi e a una violazione della Costituzione. Per questo a dicembre abbiamo approvato la norma che entra in vigore dal primo settembre. Il Superticket è abolito e nessuno lo pagherà più”, ha scritto il ministro della Salute, Roberto Speranza su Facebook in cui posta un’immagine con una croce sull’impegnativa.