Quanto spetta di mantenimento alla moglie che non lavora

Antonio Capobianco

Il tema del mantenimento alla moglie che non lavora, in caso di separazione o divorzio, è regolato da norme specifiche del Codice Civile italiano e dalla giurisprudenza che si è sviluppata nel tempo. L’obbligo di mantenimento risponde a principi di solidarietà familiare e ha lo scopo di garantire il sostentamento del coniuge economicamente più debole. Di seguito, analizziamo il quadro normativo, i criteri di determinazione dell’assegno di mantenimento e le recenti evoluzioni giurisprudenziali.

Quanto spetta di mantenimento alla moglie che non lavora
foto@pixabay

1. L’Assegno di Mantenimento nella Separazione

La separazione, regolata dagli articoli 150 e seguenti del Codice Civile, può essere consensuale o giudiziale. In entrambi i casi, se uno dei coniugi si trova in condizioni economiche svantaggiate, può chiedere al giudice il riconoscimento di un assegno di mantenimento.

Articolo 156 del Codice Civile:
Il comma 1 stabilisce che il giudice può imporre a un coniuge di versare un assegno periodico all’altro coniuge “qualora quest’ultimo non abbia adeguati redditi propri”. L’obiettivo è mantenere il tenore di vita goduto durante il matrimonio.

Requisiti:

  • Inadeguatezza dei redditi propri: Il coniuge richiedente deve dimostrare che i suoi mezzi economici non sono sufficienti per mantenere il tenore di vita precedente.
  • Impossibilità di procurarsi un reddito adeguato: Tale impossibilità può derivare da età avanzata, condizioni di salute o responsabilità familiari (es. cura dei figli).

Modalità di pagamento:
L’assegno è generalmente corrisposto in forma periodica, ma il giudice può autorizzare il pagamento in un’unica soluzione se le circostanze lo consentono.


2. L’Assegno di Divorzio

Con il divorzio, regolato dalla Legge n. 898/1970, l’obbligo di mantenimento assume connotazioni diverse. L’assegno di divorzio non mira più al mantenimento del tenore di vita matrimoniale, ma a garantire l’autosufficienza economica del coniuge richiedente.

Criteri di determinazione dell’assegno (Art. 5 della Legge 898/1970): Il giudice valuta:

  1. Le condizioni economiche dei coniugi: Il patrimonio e i redditi di ciascuno.
  2. Il contributo dato al ménage familiare: Inclusa l’attività di cura e supporto fornita durante il matrimonio.
  3. La durata del matrimonio: Matrimonî di lunga durata incidono maggiormente sull’entità dell’assegno.
  4. Le cause della separazione e del divorzio: Eventuali responsabilità nella crisi coniugale possono essere considerate.

3. Evoluzione Giurisprudenziale sull’Assegno di Divorzio

La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha modificato in modo significativo il panorama dell’assegno divorzile.

Sentenza Cassazione n. 11504/2017:
La Corte ha stabilito che l’assegno di divorzio non deve più garantire il precedente tenore di vita, ma solo l’autosufficienza economica. Questo principio segna un cambio di paradigma rispetto al passato, quando il tenore di vita durante il matrimonio era il parametro principale.

Sentenza Cassazione n. 18287/2018:
La Corte ha introdotto un criterio “composito”, considerando sia l’autosufficienza economica sia il contributo fornito dal coniuge economicamente più debole alla vita familiare. In questo modo, si bilanciano il principio di solidarietà e quello di autonomia personale.


4. Come si Determina l’Ammontare dell’Assegno?

Il giudice valuta una serie di elementi per stabilire l’importo del mantenimento. I principali criteri includono:

  1. Redditi dei coniugi:
    • Si analizzano stipendi, pensioni, rendite e altri introiti.
    • Si considerano anche eventuali redditi in nero, che devono essere dimostrati da chi li denuncia.
  2. Patrimonio mobiliare e immobiliare:
    • Disponibilità di case, conti bancari, investimenti.
    • L’uso della casa coniugale può influire sull’importo dell’assegno.
  3. Durata del matrimonio:
    • Un matrimonio lungo tende a giustificare assegni più elevati.
  4. Stato di salute e capacità lavorativa del coniuge richiedente:
    • L’età avanzata o malattie invalidanti possono giustificare un importo maggiore.
  5. Eventuali figli a carico:
    • La presenza di figli influisce sulla determinazione delle spese complessive.

5. Differenza tra Mantenimento e Contributo per i Figli

È importante distinguere l’assegno di mantenimento per il coniuge dall’obbligo di mantenimento dei figli, sancito dall’articolo 337-ter del Codice Civile. Quest’ultimo è finalizzato a coprire le esigenze materiali, educative e morali dei figli e grava su entrambi i genitori.


6. Il Caso della Moglie che non Lavora

Quando la moglie non lavora, il mantenimento dipende dalla valutazione di due aspetti principali:

  1. Capacità lavorativa residua:
    • Se la moglie è giovane e in buona salute, il giudice può ritenere che abbia la possibilità di reinserirsi nel mercato del lavoro. Tuttavia, se non possiede qualifiche adeguate o ha rinunciato alla carriera per dedicarsi alla famiglia, l’assegno può essere riconosciuto.
  2. Tenore di vita matrimoniale:
    • Nella separazione, il tenore di vita può essere un criterio predominante.
    • Nel divorzio, invece, prevale l’autosufficienza economica.

Esempio pratico:

  • Un matrimonio durato 20 anni, con una moglie che si è dedicata alla cura dei figli e non ha mai lavorato, potrebbe giustificare un assegno consistente, specialmente se il marito ha un reddito elevato.
  • In un matrimonio breve senza figli, è meno probabile che venga riconosciuto un assegno duraturo.

7. L’Impatto del Nuovo Contesto Sociale

Le mutate condizioni socio-economiche influiscono sull’applicazione delle norme. Oggi, la donna è spesso economicamente indipendente, e questo riduce la frequenza di assegni di mantenimento elevati. Tuttavia, quando la moglie non lavora e non ha mezzi propri, l’obbligo di mantenimento persiste come espressione del principio di solidarietà.


8. Conclusione

L’ammontare del mantenimento alla moglie che non lavora dipende da una complessa analisi delle circostanze individuali. Il giudice bilancia diversi fattori, come i redditi, il patrimonio, la durata del matrimonio e il contributo alla famiglia.

Non esiste una formula unica per determinare l’assegno, ma le norme giuridiche e la giurisprudenza forniscono linee guida chiare per garantire una decisione equa e proporzionata. La consulenza di un avvocato specializzato è indispensabile per affrontare al meglio questi casi.

Next Post

Quando la visita medica non è obbligatoria

La visita medica rappresenta uno strumento essenziale in numerosi ambiti della vita lavorativa, civile e sanitaria. Tuttavia, ci sono casi in cui non è obbligatoria, sia per ragioni normative sia per caratteristiche specifiche della situazione. 1. Visite Mediche in Ambito Lavorativo Nell’ambito della sicurezza e salute sul lavoro, il Decreto […]
Quando la visita medica non è obbligatoria