Da qualche mese a questa parte il governo si è riempito la bocca di “assunzioni mai viste”, citando numeri che, se fosse vero, potrebbero risolvere la questione della disoccupazione giovanile italiana da qui a molti anni.
Lungi dal voler entrare nel merito effettivo delle assunzioni che poi concretamente verranno effettuate, è indubbio che in tanti si chiedono come sia possibile concretamente entrare a far parte della Pubblica Amministrazione, e nello specifico con assunzioni a tempo indeterminata.
La risposta è univoca: la Costituzione dice che agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge (art. 97, co. 3).
Le procedure di reclutamento devono conformarsi ai principi di adeguata pubblicità ed imparzialità della selezione, adozione di meccanismi oggettivi e trasparenti, rispetto delle pari opportunità, decentramento delle procedure di reclutamento.
L’articolo 35 specifica che le Pubbliche Amministrazioni non possono avvalersi delle forme contrattuali di lavoro flessibile previste dal codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato se non per esigenze stagionali o per periodi non superiori a tre mesi, fatte salve le sostituzioni per maternità relativamente alle autonomie territoriali.
Ricordiamo che finora il numero dei dipendenti pubblici era determinato dalla cosiddetta dotazione organica: nella dotazione organica dell’amministrazione era stabilita la consistenza numerica del personale dipendente dello specifico ente. Con le modifiche introdotte dal decreto del 2017 oggi invece viene redatto uno specifico piano triennale dei fabbisogni di personale.