Polline e cambiamenti climatici aumentano rischio coronavirus

Antonio Capobianco

I cambiamenti climatici ed il polline sono terreno fertile per le infezioni da coronavirus.

Polline e cambiamenti climatici aumentano rischio coronavirus

Maggiore è la quantità di polline nell’aria, maggiore è il numero di infezioni da coronavirus. Questa è la conclusione raggiunta da un team di ricercatori del Leiden University Medical Center (LUMC), dell’ospedale Elkerliek di Helmond e dell’Università di Wageningen.

Si sospettava già che altri modi di inquinamento atmosferico e la presenza di particolato nell’aria, così come l’umidità nelle case, potessero anche contribuire alla velocità con cui il coronavirus si diffonde tra le persone.

Nella rivista scientifica PNAS, i ricercatori scrivono sulla relazione tra la quantità di polline e la quantità di infezioni da coronavirus. Lo studio ha esaminato la conta dei pollini e le infezioni da Covid-19 in 31 paesi in cinque diversi continenti. Si scopre che l’esposizione al polline indebolisce il sistema immunitario e rende più facile l’ingresso del virus nel corpo. Questo vale non solo per i malati di febbre da fieno, ma anche per le persone che non sono allergiche.

Maggior concentrazione di polline vuol dire maggiore rischio coronavirus?

La scorsa primavera, durante lo scoppio del coronavirus, il numero di infezioni è aumentato in diversi paesi del mondo quando è aumentata la concentrazione di polline nell’aria. I ricercatori già sospettavano che questo potesse essere correlato. Secondo lo studio, i tassi di contaminazione sono aumentati in media del quattro percento una volta che la quantità di polline è aumentata di 100 per metro cubo. “Abbiamo scoperto che il polline, a volte in combinazione con l’umidità e la temperatura, spiegava una media del 44 per cento della variabilità dei tassi di infezione“, hanno detto gli scienziati.

Per inciso, non è il caso che i granuli di polline trasportino il virus e possano diffonderlo, ma è nelle difese ridotte delle persone.

Cambiamenti climatici hanno contribuito al coronavirus

Nello Yunnan, si ritiene che il virus sia passato dai pipistrelli all’uomo attraverso un ospite intermedio. Lo Yunnan ospita molte specie di pipistrelli che trasportano molti più coronavirus, incluso il virus SARS-CoV-2, pericoloso per l’uomo, di cui siamo responsabili dell’attuale crisi. La ricerca degli scienziati ha dimostrato che la vegetazione nello Yunnan è cambiata in modo tale dal 1900 a causa dei cambiamenti climatici che il numero di specie di pipistrelli ha continuato a crescere.

Le interazioni tra gli animali e quei pipistrelli e quindi tra gli esseri umani e gli ospiti intermedi aumentano la possibilità che un virus riesca a passare. Il fatto che gli esseri umani si stiano sempre più appropriando degli habitat per gli animali, così come il modo in cui gli animali vengono gestiti e allevati, contribuiscono alla crescita di tale rischio. La combinazione di questo con il cambiamento climatico rappresenta un’ulteriore minaccia per gli esseri umani.

fonte@ANP

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