A Pistoia un bimbo non vaccinato non viene ammesso a scuola
Chissà se riusciremo, prima o poi, a capire che esistono due modi di vedere le cose, e di vivere e convivere in una società civile.
Il primo tiene conto dei propri interessi e di quelli dei suoi prossimi in maniera prevalente, se non esclusiva. Si tratta di una visione limitata dell’esistenza, fatta di scarsa coscienza collettiva e di individualismo. Poi ce n’è uno più sociale, collettivo, fatto di coscienza civica e di consapevolezza che gli interessi di una collettività sono importanti quanto quelli personali, e a volte di più.
Il problema è proprio quello di far capire che tutelando gli interessi di una collettività, si tutelano, direttamente o indirettamente anche i propri. Insomma, quello che dovrebbe accadere in una moderna democrazia, anche indipendentemente dalle idee politiche. E così è la questione dei vaccini.
Il fatto che il proprio bambino non è stato vaccinato adeguatamente, e come prevedono le normative, non è una questione privata, ma una questione di salute pubblica.
Se esiste un pericolo di epidemie o di trasmissione di malattie per mezzo di un individuo non vaccinato, il problema della salute dell’individuo passa in secondo piano rispetto a quello della salute pubblica.
Questo vale anche e soprattutto per le scuole. Se un bambino è ammesso a scuola e non è vaccinato, mettendo a repentaglio la salute degli altri bambini e delle altre persone che operano in quel contesto, specialmente quelle immunodepresse, la responsabilità di chi non ha correttamente vigilato sull’esistenza delle condizioni di ammissione, è grande.
Senza tener conto del fatto che, per partito preso e in maniera totalmente antiscientifica, molte persone, ideologicamente, ritengono che in generale i vaccini o non facciano niente o siano addirittura molto nocivi per la salute. E fra i mali c’è l’autismo.
Nulla di più falso, nulla di più ingannevole. Fino ad arrivare a genitori che comunque ritengono che la “salubrità” del proprio figlio non abbia bisogno di nulla, quasi che il bimbo fosse immune da problemi di sorta per diritto divino, o magari solo perché loro figlio. I cartelli “mio figlio è sano e non ha bisogno di altro”, ne sono la prova più evidente.
Arrivando perfino a chi, fra i personaggi politici, ritiene che i bambini debbano essere immunizzati dalle malattie, portandoli a contatto con quelli della zia. Visioni colorite e un po’ da chiacchiera condominiale, scarsamente attinenti, come dicevamo, a corretti contesti sociali e scientifici.
A Pistoia è successo ultimamente che un bimbo di 5 anni, è stato sospeso dall’asilo perché non vaccinato. Apriti cielo. I genitori si sono rivolti a un legale per impugnare il provvedimento.
Sembra sia la prima volta che a un bambino sia stato impedito l’ingresso a scuola. La mamma riferisce di aver subito una vera e propria aggressione. Non siamo convinti che tutelare la salute della collettività possa essere un’aggressione.
Siamo portati a considerarlo più un atto non solo necessario ma dovuto; e sempre sulla base del principio che le istituzioni, oltre a tutelare il bene della salute singolarmente, devono farlo anche e soprattutto verso la comunità.
Ma il problema è molto più grande e profondo di quanto sembri. In realtà, specialmente in Italia, è in atto una sorta di regressione culturale e scientifica.
Una sorta di preoccupante ritorno al medioevo, fatto di tesi empiriche, antiscientifiche, inconcludenti, irrazionali, superficiali e soprattutto non ancorate a ciò che dovrebbe contraddistinguere sempre e a prescindere le posizioni dell’essere umano: la ragionevolezza.
Ecco che compaiono e ricompaiono gli oscuri complotti giudaici e della massoneria, la pericolosità del fenomeno pseudobellico (e invece normalissimo) delle scie chimiche; il fatto che l’uomo non è stato veramente sulla Luna e la tragedia delle Torri Gemelle che non c’è mai stata.
Fino ad arrivare, per l’appunto, alla dannosità e alla inutilità dei vaccini, cosa forse più grave di tutte.