Il pHmetro o piaccametro è uno strumento che consente di misurare l’acidità di un liquido, nello specifico fornisce il valore del suo pH. Questa grandezza dà l’idea della quantità di H3O+ presenti nella soluzione, maggiore sarà tale parametro più piccolo sarà il pH: considerando che il 7 è la neutralità, soluzioni acide hanno un valore minore di 7, quelle alcaline, invece, si attestano sopra al 7. Tale misurazione può essere molto importante in vari ambiti professionali ecco perché è rilevante conoscere il funzionamento di questi strumenti e le loro caratteristiche.
pHmetri: come funzionano
A volte il pH si misura con le cartine al tornasole che, tramite il viraggio, consentono di farsi un’idea dell’acidità o della basicità del liquido che si sta testando. Per avere dei dati maggiormente precisi, invece, si può impiegare il pHmetro il quale è costituito da una sonda, da inserire nella soluzione da testare, e un dispositivo elettronico che fornisce i valori. L’estremità da mettere in contatto con il liquido è un elettrodo a vetro che valuta e la concentrazione di ioni idronio e invia al lettore il parametro come misura di potenziale elettrico.
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Tipi di pHmetro
La maggior parte dei pHmetri attualmente venduti sono digitali, quelli analogici, dotati di una lancetta, non si usano più. I modelli più scelti sono i seguenti:
- Quelli senza fili o wireless che consentono di inviare i dati a un dispositivo elettronico, come un PC, ciò è utile per avere i valori direttamente dove si necessitano.
- Quelli portatili sono molto piccoli e sono ideali per essere usati al di fuori del laboratorio.
- Quelli da banco hanno un grande corpo e la possibilità di collegare varie sonde.
Come accennato, per far funzionare tali dispositivi c’è bisogno di elettrodi, di questi ne esistono di differenti tipologie, anche se la totalità funziona esclusivamente in soluzioni acquose in cui si possono rilevare ioni idronio liberi.
Prima di utilizzare un pHmetro, inoltre, è bene calibrarlo. Si procede mettendo in contatto lo stesso con soluzioni tamponi standard ciò consente di valutare se i valori forniti siano accurati o meno. Nel caso in cui non sia così si agisce sul guadagno e sull’offset, dopo tale procedura, che nei modelli di ultima generazione si esegue una sola volta al mese, si può procedere con la misurazione. Qualora la temperatura dove si effettua la rilevazione sia particolarmente elevata o eccessivamente bassa, si dovrebbe comunque fare una calibrazione altrimenti si potrebbero avere dei valori non veritieri, a meno che non si usi un sistema che abbia una funzionalità che permetta una correzione automatica di tale parametro.
Come scegliere il pHmetro
Quando si sceglie un pHmetro bisogna valutare l’uso che se ne intende fare, selezionando strumenti maggiormente performanti qualora si dovranno impiegare in ambito industriale per valutare parametri di soluzioni, fare controlli di qualità, procedere con rilevamenti ambientali, come quelli delle acque reflue o a livello alimentare e farmaceutico.
Si può scegliere un dispositivo maggiormente basico, che presenta meno funzioni ma risulti altrettanto accurato, se dovrà essere impiegato a livello casalingo ad esempio per misurare la composizione dell’acqua che imbibisce la terra dove vengono coltivate le piante, oppure se si usa per rilevare l’acidità del lievito madre. In questi casi si devono preferire quelli con una sonda rigida, spesso integrata, che può fare le rilevazione anche in composti semi-solidi.