Perché il dollaro sta perdendo valore nonostante l’aumento dei dazi di Trump

Antonio Capobianco

Contro ogni logica economica tradizionale, il dollaro statunitense sta scendendo di valore proprio mentre l’amministrazione Trump annuncia nuove tariffe doganali. Un comportamento anomalo che ha colto di sorpresa analisti e investitori, alimentando timori più ampi su una possibile recessione negli Stati Uniti.

Perché il dollaro sta perdendo valore nonostante aumento dei dazi di Trump

Il paradosso del dollaro debole in un clima daziario

Secondo la teoria economica, l’introduzione di dazi dovrebbe rafforzare la valuta nazionale. Il motivo è semplice: meno importazioni significano meno necessità per le aziende di convertire dollari in altre valute, riducendo così l’offerta di dollari sul mercato valutario. E, come insegna la legge della domanda e dell’offerta, meno disponibilità dovrebbe portare a un aumento del valore.

Ma questa volta, le cose non stanno andando secondo i piani.

I numeri parlano chiaro

Un indice che misura la forza del dollaro rispetto alle principali sei valute mondiali è sceso da 104 a 102,1, segnalando un calo significativo subito dopo l’annuncio delle nuove tariffe. Questo comportamento contrasta con le aspettative del mercato, che fino a poche ore prima prevedeva un rafforzamento della moneta statunitense.

Perché il dollaro sta davvero scendendo?

La risposta sta nel clima di incertezza. Gli investitori temono che le nuove politiche tariffarie possano danneggiare l’economia statunitense più di quanto la proteggano, innescando una possibile recessione. Quando le prospettive economiche di un Paese si indeboliscono, anche la sua valuta tende a risentirne: diminuisce la fiducia, cala la domanda di investimenti e il capitale si sposta altrove.

Come spiegano gli analisti di Goldman Sachs, “quando la crescita degli Stati Uniti è negativa e quella del resto del mondo è positiva, il dollaro si indebolisce in media”.

Un segnale preoccupante per i mercati

James Knightley, capo economista internazionale di ING, sottolinea che l’effetto delle tariffe sta lasciando il dollaro esposto e vulnerabile. Non è solo il timore della recessione a far scendere la valuta americana, ma anche una crescente sfiducia nei confronti della direzione economica presa dagli Stati Uniti.

“Se gli investitori iniziano a dubitare della solidità dell’economia americana o delle scelte politiche, semplicemente decidono di non mettere i loro soldi lì”, osserva Joseph Gagnon del Peterson Institute. Un pensiero condiviso anche da Alan Cole della Tax Foundation, che spiega: “Quando la fiducia vacilla, i capitali fuggono”.

Trump resta ottimista

Nonostante i segnali negativi, Donald Trump continua a mostrarsi fiducioso. In una dichiarazione rilasciata giovedì, ha rassicurato il pubblico:

“I mercati saranno in piena espansione, le azioni saranno in piena espansione, il Paese sarà in piena espansione.”

Un’affermazione che però stride con i segnali di incertezza trasmessi dai mercati valutari e dalle borse, in evidente difficoltà nel metabolizzare le nuove politiche commerciali.

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