Per l’Egitto sono stati individuati e uccisi i killer di Giulio Regeni.
Un quotidiano egiziano stamattina ha diffuso delle immagini in cui si mostrava un bus bianco dove c’erano due giovani in jeans.
Questi sarebbero due dei cinque criminali che avrebbero seviziato, torturato e infine ucciso Giulio Reggeni.
I cinque sarebbero stati dei criminali membri di una banda specializzata nel rapimento di stranieri.
I criminali sono stati tutto ammazzati dalle forze di polizia egiziane. Guarda caso.
Ora non ci sono nemmeno più testimoni dell’omicidio di Regeni.
I genitori Giulio ovviamente hanno parlato di una “messa in scena, un evidente tentativo di depistaggio, e per questo si sono dichiarati feriti e amareggiati”. Giusto e, aggiungiamo, anche un insulto all’intelligenza umana.
Cercare di far credere che una banda, per rapinare Reggeni o anche solo per screditare il regime, lo abbia torturato per dieci giorni, è un tentativo talmente puerile da non poter esser considerato in realtà nemmeno un depistaggio.
Un depistaggio ha una sua dignità, una costruzione sistematica e razionale fatta di passi meditati, sistematici, di ragionamento, di intelligenza.
Qui la bufala è talmente grossa che anche il procuratore capo di Roma Pignatone ha definito, con ineffabile eufemismo, “non idonei gli elementi finora comunicati dalla Procura egiziana al team di investigatori italiani presenti al Cairo”.