Addio microplastiche? Scienziati creano microdetergenti autodisperdenti che puliscono gli oceani

Antonio Capobianco

Una rivoluzionaria tecnologia sviluppata dai ricercatori della North Carolina State University promette di combattere uno dei problemi ambientali più insidiosi e diffusi: le microplastiche negli oceani. Si tratta di particelle autodisperdenti e biodegradabili che non solo si muovono autonomamente in acqua, ma sono anche in grado di catturare e rimuovere frammenti plastici quasi invisibili.

Scienziati creano microdetergenti autodisperdenti che puliscono gli oceani

“Possiamo davvero produrre materiali che catturano le microplastiche mentre affondano e poi risalgono in superficie portando con sé i contaminanti?”, si chiedeva il professor Orlin Velev, autore principale dello studio. La risposta, ora, sembra essere sì.


Come funziona questa innovazione?

I nuovi microdetergenti sono costituiti da colloidi morbidi a base di chitosano, un polimero biodegradabile derivato dalla chitina presente nei gusci dei molluschi. Una volta immersi in acqua, questi piccoli “pulitori” si attivano grazie a un componente naturale: l’eugenolo, un olio vegetale che innesca il movimento attraverso l’“effetto barca di canfora”, riducendo la tensione superficiale da un lato e spingendo la particella in avanti.

Mentre si muovono, i microdetergenti:

  • Catturano microplastiche da diverse superfici e profondità
  • Affondano leggermente per raccogliere i contaminanti
  • Risalgono in superficie grazie a una reazione chimica controllata con magnesio

Il tutto è reso possibile da una copertura in gelatina, che regola il tempo di reazione e permette al sistema di operare in modo efficace anche in ambienti salini come quelli marini.


Perché questa scoperta è importante?

Le microplastiche – frammenti inferiori ai 5 millimetri – sono presenti ovunque: dagli oceani al suolo, dall’aria che respiriamo al cibo che consumiamo. Sono state collegate a gravi problemi di salute come:

  • Malattie neurodegenerative (es. Alzheimer)
  • Disturbi della fertilità
  • Alcuni tipi di tumori

Questa nuova tecnologia, descritta nello studio pubblicato su Advanced Functional Materials, rappresenta una svolta concreta e sostenibile nella lotta contro l’inquinamento da plastica.


Una soluzione circolare e sostenibile

La bellezza di questo metodo sta anche nel suo potenziale di economia circolare. La schiuma raccolta in superficie potrebbe essere riutilizzata per creare nuovo chitosano e produrre ulteriori microdetergenti, rendendo il processo autosufficiente e replicabile.

“Abbiamo dimostrato che il concetto funziona. Ora dobbiamo capire come portarlo su larga scala”, ha spiegato la prima autrice dello studio, Haeleen Hong.


Come possiamo contribuire nel quotidiano?

In attesa dell’applicazione su vasta scala di questa innovazione, possiamo fare la nostra parte riducendo l’esposizione alle microplastiche con piccoli gesti:

  • Evitare bottiglie di plastica monouso
  • Usare contenitori sicuri per riscaldare il cibo
  • Preferire prodotti sfusi o con imballaggi ecologici
  • Filtrare l’acqua potabile
  • Scegliere materiali alternativi alla plastica

Conclusione: un futuro più pulito è possibile

La scoperta dei microdetergenti autodisperdenti è un esempio brillante di come innovazione scientifica ed ecosostenibilità possano camminare insieme verso un futuro con oceani più puliti. Mentre la ricerca continua, ciascuno di noi può contribuire riducendo l’uso della plastica e facendo scelte più consapevoli ogni giorno.

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