Microplastiche nelle arterie: uno studio rivela un possibile legame con l’ictus

Antonio Capobianco

Un recente studio ha sollevato nuove e allarmanti preoccupazioni per la salute cardiovascolare: particelle microscopiche di plastica, note come micronanoplastiche, sono state trovate in concentrazioni elevate nelle arterie di pazienti colpiti da ictus o con sintomi legati alla placca carotidea. La ricerca, presentata all’evento Vascular Discovery 2025 dell’American Heart Association, apre un nuovo capitolo sulla relazione tra inquinamento da plastica e rischio di malattie neurovascolari.

Microplastiche nelle arterie

Cosa sono le micronanoplastiche e dove si trovano?

Le micronanoplastiche sono minuscoli frammenti derivati dalla degradazione di plastica industriale e domestica. Le microplastiche misurano meno di 5 millimetri, mentre le nanoplastiche sono così piccole da penetrare nei tessuti umani.

Provengono da:

  • Imballaggi alimentari
  • Bottiglie di plastica
  • Utensili da cucina
  • Cibi e acqua contaminati

Queste particelle si infiltrano nella catena alimentare e, secondo le analisi, possono accumularsi nei vasi sanguigni, in particolare nelle arterie carotidi, aumentando potenzialmente il rischio di ictus.


I dati dello studio: livelli di plastica fino a 51 volte superiori

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno analizzato 48 campioni di arterie carotidi provenienti da tre gruppi:

  1. Persone sane
  2. Pazienti con placche ma senza sintomi
  3. Pazienti con sintomi come ictus, mini-ictus o perdita temporanea della vista

I risultati hanno mostrato che:

  • Le arterie con placca asintomatica avevano 16 volte più plastica rispetto a quelle sane
  • Le arterie con sintomi di ictus contenevano fino a 51 volte più plastica

Quali sono gli effetti biologici della plastica nelle arterie?

Sebbene non sia stata rilevata una risposta infiammatoria acuta, i ricercatori hanno scoperto alterazioni nell’attività genetica delle cellule immunitarie, in particolare:

  • Riduzione dei geni antinfiammatori
  • Modifiche nei macrofagi e nelle cellule staminali che stabilizzano la placca

Questi cambiamenti potrebbero indebolire le difese naturali dell’organismo contro la formazione di blocchi arteriosi e aumentare il rischio di eventi cardiovascolari.


Un nuovo potenziale fattore di rischio modificabile?

“Finora, non avevamo considerato le micronanoplastiche come un potenziale fattore di rischio per l’ictus,” ha affermato la neurologa Karen Furie, dell’Università di Brown.

Sebbene siano necessari ulteriori studi per stabilire un legame causale, la scoperta rappresenta un’importante opportunità di prevenzione in un campo dove i fattori di rischio ambientali sono ancora poco esplorati.


Le sfide tecniche e i limiti dello studio

Lo studio ha utilizzato la gascromatografia con spettrometria di massa, una tecnica sofisticata ma con margini di errore. Alcune sostanze biologiche, come i lipidi delle placche, possono interferire con l’analisi e simulare la presenza di plastica.

Nonostante ciò, i ricercatori stanno lavorando per raffinare le tecniche di laboratorio, migliorando l’affidabilità dei risultati.


Conclusione: plastica invisibile, rischio visibile?

Questa ricerca pone le micronanoplastiche al centro di un possibile nuovo fattore di rischio cardiovascolare. Sebbene non ci siano ancora certezze, i dati sono abbastanza solidi da spingere la comunità scientifica a indagare più a fondo.

Nel frattempo, limitare l’esposizione alla plastica nella vita quotidiana – attraverso scelte consapevoli su alimentazione, imballaggi e consumo di acqua – potrebbe rappresentare un piccolo, ma significativo, passo per proteggere il nostro cuore e il nostro cervello.

FONTE@AHA

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