Le mele quanti benefici che derivano dai polifenoli

Antonio Capobianco

Le mele sono frutti di pomacee prodotti dal melo appartenente alla famiglia delle Rosacee Le mele sono tra i frutti più popolari e saporiti della terra, per molti non c’è nulla di meglio come mordere una mela bella, rossa, dolce e succosa per soddisfare la sete e magari la voglia di dolce, un frutto che coadiuva il miglioramento della nostra salute in modo sostanziale. Ci sono più di 7.500 varietà di questi deliziosi frutti e sono disponibili anche in una varietà di colori: rosso, giallo e verde.

La buccia delle mele è sottile ma robusta e la carne interna è spessa e succosa, il nucleo interno contiene i semi , che però sono pericolosi per la salute. I nutrienti sono nella polpa e nella buccia, che sono una ricca fonte di antociani e tannini. Insomma è proprio vero quando si dice: “Una mela al giorno toglie il medico di torno!

La mela è uno dei frutti più antichi: pare infatti che fosse coltivata già nel periodo neolitico. Citata nella Bibbia, decantata da poeti e scrittori dell’Impero Romano, la mela si è diffusa rapidamente in tutta Europa ed ancora oggi è uno dei frutti più amati.

L’Italia è leader in Europa insieme alla Francia in fatto di produttività e le principali zone di produzione si trovano in Trentino, Veneto ed Emilia, mentre la qualità Annurca e Renetta sono coltivate in Campania.

Ricco di vitamine, sali minerali, fibre, molecole ad azione antiossidante, acqua, proteine e zuccheri di diverso tipo – tra cui fruttosio, glucosio e saccarosio – questo frutto, essendo a basso indice glicemico e povero di calorie, rappresenta un vero pozzo di benefici: dalle proprietà anticancro a quelle antinfiammatorie, sono numerosi i benefici che lo contraddistinguono.

Da sempre è considerata talmente benefica che vi è stato dedicato persino un celebre detto, ma da oggi finalmente una ricerca italiana ha svelato i meccanismi del perché “una mela al giorno leva il medico di torno”.

Nello specifico, alla base di tutto ci sarebbero alcune molecole anti-infiammatorie, anti-diabete e anti-cancro, i polifenoli, contenuti nella polpa e nella buccia delle mele e che hanno un ruolo decisivo nel microbiota dell’intestino, cioè in tutto quell’insieme di organismi che vivono nell’intestino stesso.

A svelare il segreto delle mele è la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento) in collaborazione con il Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia agraria (Crea), in una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Food Research International.

Nell’ambito dell’analisi,  gli scienziati hanno scoperto le complesse trasformazioni dei polifenoli in 110 forme chimiche biodisponibili all’organismo umano, evidenziando il ruolo decisivo del microbiota intestinale nell’azione benefica di questi composti bioattivi.

I ricercatori hanno seguito un gruppo di 12 volontari sani, che in due diverse occasioni hanno consumato una spremuta di mela di alta qualità, tal quale, oppure arricchita in polifenoli della mela, con l’obiettivo di valutare come i polifenoli presenti nella mela fossero metabolizzati. Lo studio ha impegnato il team di ricerca per 5 anni.

Utilizzando tecniche “metabolomiche”, che permettono lo studio contemporaneo di un numero molto elevato di composti, i ricercatori hanno potuto descrivere la cinetica di metaboliti di particolare interesse, derivanti in particolare dalla floretina, dai flavanoli (catechine e procianidine) e dall’acido clorogenico. Tutti composti fenolici particolarmente abbondanti nella mela, specie se consumata con la buccia.

I ricercatori hanno quindi potuto appurare che mentre il 40% dei metaboliti originava dai processi metabolici umani, il restante 60% richiedeva l’intervento dell’azione dei batteri intestinali per poter entrare in circolo. I metaboliti derivanti dal metabolismo microbico sono risultati più persistenti, cioè capaci di rimanere in circolo per periodi molto più lunghi. Inoltre, è stata osservata un’interessante correlazione tra la composizione dei batteri intestinali, misurata tramite esperimenti di metagenomica, e la quantità di metaboliti circolanti.

I risultati forniscono informazioni essenziali – concludono gli studiosi – per mappare la ‘nutri-cinetica’, ossia il transito nel corpo umano delle molecole che possono avere una reale attività protettiva sulla salute dell’uomo.

Infine propongono una metodologia innovativa, basata su tecniche multi-omiche (metabolomica e metagenomica), per correlare la biodisponibilità alla composizione del microbiota intestinale.

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