Il remoto popolo Chinchorro, i cui insediamenti si trovavano nel territorio del moderno Perù, è riconosciuto per aver sviluppato per primi l’arte di mummificare i defunti attraverso metodi sia spontanei che deliberati.
Questi antichi cacciatori e raccoglitori si stabilirono presso le sponde dell’arido deserto di Atacama. Il loro nome deriva dall’espressione locale per “reti da pesca“, che testimonia la loro abilità nella pesca. Avevano una profonda conoscenza dei segreti del deserto e scoprirono come far sì che i loro predecessori rimanessero visibili e presenti per lunghi periodi.
La regione di Atacama è nota per la sua eccezionale aridità, persistente da oltre 10-15 milioni di anni, e alcune zone non vedono pioggia da più di quattro secoli. I Chinchorro sfruttarono queste condizioni di aridità per preservare i corpi dei defunti. Si pensa che trasportassero i corpi nel deserto, dove l’asciuttezza favoriva una mummificazione naturale.
Il ritrovamento più antico di una mummia Chinchorro è datato a 9.000 anni fa, rinvenuto nella gola di Acha. Questo individuo, soprannominato Aha Man, nonostante il degrado del suo corpo, è stato identificato e datato grazie all’analisi scientifica, testimoniando così la conoscenza precoce della mummificazione da parte di questo popolo.
In un periodo successivo, i Chinchorro perfezionarono tecniche di mummificazione artificiale. Siti riconducibili a questa cultura risalenti al 5450 a.C. sono stati riconosciuti dall’UNESCO per i ritrovamenti di corpi trattati post-mortem, molti dei quali sono rimasti in condizioni eccezionali fino a oggi.
Questo metodo di conservazione dei defunti da parte dei Chinchorro è più antico di quello praticato in Egitto, dove la mummia egiziana più vetusta è stata scoperta nel gennaio 2023 e data a circa 4.300 anni fa.
Oggigiorno, tuttavia, le mummie Chinchorro sono in pericolo a causa degli effetti dei cambiamenti climatici. È stato segnalato che molte di esse si stanno degradando e alcune si sono trasformate in una sostanza nerastra.
La comunità scientifica sottolinea l’importanza di proteggere questi antichi resti per l’eredità culturale futura. Per questa ragione, nel 2021, l’UNESCO ha inserito i siti funerari del deserto, dove furono scoperte le mummie Chinchorro, nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità.