La Terra Era un Tempo Verde: Gli Antichi Oceani non Erano Blu ma Smeraldo

Antonio Capobianco

Quando pensiamo al nostro pianeta visto dallo spazio, ci viene in mente l’immagine della “Blue Marble” – la Terra blu, dominata da oceani profondi e cieli limpidi. Ma nuove ricerche rivelano una verità sorprendente: in passato, gli oceani terrestri erano verdi, e questo colore potrebbe aver giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione della vita.

La Terra Era un Tempo Verde

Gli oceani verdi della Terra primordiale

Circa 3,7 miliardi di anni fa, prima che l’atmosfera contenesse ossigeno e che le piante popolassero la terra, la chimica degli oceani era completamente diversa da quella attuale. I fondali marini sprigionavano grandi quantità di ferro ferroso (Fe II), che saturevano le acque, rendendole torbide e verdi.

Queste condizioni non erano solo una curiosità geologica: costituivano l’ambiente ideale per uno dei protagonisti dell’evoluzione biologica, i cianobatteri. Questi microrganismi fotosintetici hanno trasformato radicalmente l’atmosfera terrestre, dando il via alla produzione di ossigeno e, con essa, alla possibilità della vita complessa.

Come la luce verde ha guidato l’evoluzione

Secondo uno studio condotto da Taro Matsuo dell’Università di Nagoya e pubblicato su Nature Ecology & Evolution, la luce che penetrava in profondità nelle acque ricche di ferro era prevalentemente verde. Questo fenomeno ha avuto un impatto decisivo sull’evoluzione dei cianobatteri.

Per sopravvivere in un ambiente dove la luce blu e rossa veniva assorbita, i cianobatteri svilupparono ficobilisomi, strutture specializzate che raccoglievano la luce verde attraverso pigmenti come la ficoeritrobilina (PEB). Questo adattamento permise loro di continuare la fotosintesi anche in condizioni di bassa illuminazione.

Esperimenti e prove sul campo

Il team di Matsuo ha realizzato simulazioni e modifiche genetiche per testare l’efficacia della PEB, dimostrando che i cianobatteri geneticamente modificati per assorbirla erano più efficienti sotto luce verde. Inoltre, le osservazioni condotte presso l’isola vulcanica di Iwo, in Giappone, dove l’attività idrotermale ricrea le condizioni chimiche degli oceani antichi, hanno confermato la dominanza della luce verde a una profondità di circa 5 metri.

Le implicazioni per la ricerca di vita extraterrestre

Questa scoperta ha importanti implicazioni anche per l’astrobiologia. Finora, la ricerca di esopianeti abitabili si è concentrata su mondi “blu”, simili alla Terra attuale. Tuttavia, come suggerisce Matsuo, gli oceani verdi ricchi di ferro riflettono la luce in modo più brillante, e potrebbero essere più facilmente osservabili da grandi distanze.

Un esopianeta verde potrebbe quindi essere un segno di vita microbica attiva, proprio come accadde sulla Terra miliardi di anni fa.

Un nuovo ritratto della Terra primordiale

La storia del nostro pianeta è fatta di trasformazioni lente ma epocali. Prima del cosiddetto Grande Evento di Ossidazione, la luce verde dominava i mari e influenzava lo sviluppo biologico. Dopo, con l’aumento dell’ossigeno e la formazione dell’ozono, la luce cambiò e le piante si adattarono a un ambiente più “bianco”.

Oggi, grazie agli studi genetici, fisici e geochimici, sappiamo che la luce ha scolpito la vita in modi che solo ora iniziamo a comprendere. E chissà quanti altri colori invisibili al passato e al futuro dobbiamo ancora scoprire.

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