La Storia Incredibile dietro Bohemian Rhapsody dei Queen

Quando pensiamo a canzoni che hanno cambiato la storia della musica, è impossibile non menzionare “Bohemian Rhapsody” dei Queen. Uscita nel 1975 come parte dell’album “A Night at the Opera”, questa canzone ha sfidato ogni convenzione dell’epoca, diventando non solo un fenomeno musicale, ma anche un simbolo di innovazione e sperimentazione artistica. La sua genesi, la struttura unica e la risonanza che ha avuto nel corso dei decenni rappresentano una delle storie più affascinanti del mondo dello spettacolo.

La Storia Incredibile dietro Bohemian Rhapsody dei Queen
foto@Freddie_Mercury_performing_in_New_Haven,_CT,_November_1978.jpg: *FreddieMercurySinging21978.jpg: Carl Lenderderivative work: Lošmiderivative work: Morn, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Ecco alcune curiosità poco note e sorprendenti sulla nascita e l’eredità di “Bohemian Rhapsody”, una canzone che ha infranto le regole e ridefinito cosa significa fare musica.

1. Una Struttura Senza Precedenti

Una delle caratteristiche che rende “Bohemian Rhapsody” così unica è la sua struttura, che sfida qualsiasi tentativo di categorizzazione. Non è una semplice canzone pop, né una ballata rock tradizionale. Infatti, molti critici hanno faticato a dare un’etichetta al brano, poiché unisce elementi di operetta, rock, ballata, progressive e persino heavy metal.

La canzone è composta da cinque sezioni distinte: un’introduzione a cappella, una ballata, un assolo di chitarra, una sezione operistica e una parte rock conclusiva. Questa composizione ibrida era assolutamente rivoluzionaria per l’epoca e sfidava le norme del formato delle canzoni radiofoniche. La lunghezza stessa del brano – quasi sei minuti – avrebbe potuto essere un ostacolo, poiché le stazioni radio tendevano a evitare canzoni così lunghe.

2. Il Genio Dietro la Canzone: Freddie Mercury

Freddie Mercury, il frontman dei Queen, fu il principale artefice di “Bohemian Rhapsody”. Secondo la leggenda, Mercury aveva in mente l’idea di una “rhapsody” musicale sin dagli anni ’60, ma solo nel 1975 riuscì a concretizzarla. Scrisse gran parte della canzone sul pianoforte che teneva ai piedi del letto e spesso ricordava le melodie solo nella sua testa prima di registrarle.

La visione di Mercury era audace: voleva creare un’opera che mescolasse generi diversi, che fosse sia accessibile che epica. Uno degli elementi più sorprendenti è la sezione operistica, un vero esperimento musicale che include riferimenti a figure mitologiche e termini come “Scaramouche”, “Galileo” e “Beelzebub”. Molti si sono chiesti il significato dietro questi riferimenti criptici, ma Freddie Mercury ha sempre mantenuto un certo mistero, rifiutando di spiegare apertamente il testo e lasciando che fosse il pubblico a dare la propria interpretazione.

3. Il Rifiuto delle Case Discografiche

Quando i Queen registrarono “Bohemian Rhapsody”, EMI, la loro casa discografica, era scettica riguardo alla possibilità di pubblicare una canzone così lunga e complessa come singolo. I produttori erano convinti che la durata di sei minuti fosse un ostacolo insormontabile per la programmazione radiofonica, che all’epoca prediligeva brani di tre minuti o meno.

Tuttavia, Freddie Mercury non si fece scoraggiare. Durante una serata con il suo amico e DJ radiofonico Kenny Everett, gli fece ascoltare il brano e lo incoraggiò a trasmetterlo in anteprima. Everett, pur sapendo che avrebbe infranto le regole, decise di passare la canzone in radio dicendo: “Non posso farla ascoltare, ma se dovessi farlo, ecco come suonerebbe”. Il pubblico fu immediatamente conquistato, e la domanda per la canzone divenne così alta che EMI fu costretta a rilasciarla come singolo.

4. La Registrazione: Un Capolavoro di Tecnica e Impegno

La creazione di “Bohemian Rhapsody” fu un’impresa monumentale. La registrazione durò tre settimane, durante le quali la band e i produttori utilizzarono tecniche di registrazione pionieristiche per l’epoca. Una delle sfide principali fu la sezione operistica, che prevedeva oltre 180 overdub vocali.

Mercury, insieme al chitarrista Brian May e al batterista Roger Taylor, registrò le parti vocali sovrapponendole più e più volte, fino a creare un effetto corale maestoso. Questo richiese un uso massiccio dei nastri di registrazione, al punto che alcuni di questi nastri furono consumati dal continuo riutilizzo.

Brian May ricorda che la complessità della registrazione era tale che, guardando i nastri, era possibile vedere delle vere “montagne” di suoni sovrapposti. Nonostante le difficoltà tecniche, il risultato finale fu un capolavoro sonoro che ha resistito alla prova del tempo.

5. Un Videoclip Pionieristico

Un altro aspetto rivoluzionario di “Bohemian Rhapsody” fu il suo video musicale, uno dei primi esempi di videoclip promozionali della storia. Nel 1975, i video musicali non erano ancora uno standard nell’industria musicale, ma i Queen decisero di girarne uno per accompagnare la canzone e facilitare le esibizioni televisive.

Il video, diretto da Bruce Gowers, fu girato in sole quattro ore e costò circa 4.500 sterline. Le immagini iconiche della band che canta con le luci puntate sul viso, ispirate alla copertina dell’album “Queen II”, sono diventate un’icona visiva tanto quanto la canzone stessa. Il videoclip contribuì a rendere “Bohemian Rhapsody” un successo senza precedenti e segnò l’inizio di un nuovo modo di promuovere la musica.

6. Il Successo Immediato e il Ritorno negli Anni ’90

Quando la canzone uscì nel novembre del 1975, raggiunse rapidamente il numero uno nelle classifiche britanniche, dove rimase per nove settimane consecutive. Negli Stati Uniti, invece, il successo iniziale fu più contenuto, ma la canzone conquistò presto uno status di culto.

“Bohemian Rhapsody” tornò di nuovo in vetta alle classifiche nel 1991, dopo la tragica morte di Freddie Mercury per complicazioni legate all’AIDS. La canzone fu ripubblicata e raggiunse di nuovo il primo posto nel Regno Unito, diventando l’unico brano a raggiungere la vetta delle classifiche in due momenti diversi (1975 e 1991).

Negli Stati Uniti, la canzone conobbe un’altra ondata di popolarità grazie al film “Fusi di testa” (Wayne’s World) del 1992, in cui i protagonisti cantano il brano all’interno di un’auto, regalando una delle scene più iconiche del cinema anni ’90. La scena contribuì a rilanciare “Bohemian Rhapsody” nelle classifiche americane, segnando una nuova generazione di fan.

7. Il Significato del Testo: Un Enigma che Perdura

Da sempre, il testo di “Bohemian Rhapsody” ha suscitato curiosità e speculazioni. Alcuni sostengono che sia una metafora della lotta interiore di Mercury con la sua sessualità, altri ritengono che sia una storia di colpa e redenzione, mentre altri ancora pensano che il testo non abbia un significato profondo e che sia solo un’espressione di libertà creativa.

Freddie Mercury, notoriamente riservato sulla sua vita privata, non ha mai rivelato apertamente il vero significato della canzone. Brian May, tuttavia, ha dichiarato che il testo è “abbastanza personale per Freddie” e che rifletteva alcuni dei suoi conflitti interiori.

Conclusione

“Bohemian Rhapsody” non è solo una canzone: è una dichiarazione artistica senza tempo. La sua complessità, il suo stile e la sua audacia hanno sfidato ogni convenzione dell’epoca, trasformandola in un fenomeno culturale che continua a influenzare musicisti e ascoltatori di ogni generazione. È una canzone che ci ricorda il potere della creatività e dell’audacia artistica, e che rappresenta un’icona intramontabile nel panorama musicale globale.