Il rischio che l’Italia sprofondi in una crisi economica senza precedenti è altissimo: del resto mai prima d’ora avevamo dovuto affrontare un lockdown prolungato e milioni di posti di lavoro rischiano di essere persi per sempre.
I numeri sono di quelli da far paura: il Pil italiano del secondo trimestre ha infatti subito un contraccolpo fortissimo per il coronavirus e le seguenti chiusure economiche.
Nello specifico, il reddito nazionale ha fatto registrare nel periodo aprile-giugno il valore più basso dal primo trimestre 1995, periodo di inizio dell’attuale serie storica: il calo è stato del 12,4% congiunturale, cioè rispetto al primo trimestre, e del 17,3% in termini tendenziali, cioè rispetto allo stesso periodo del 2019.
La caduta registrata dal Pil nel secondo trimestre “è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti i comparti produttivi, dall’agricoltura, silvicoltura e pesca, all’industria, al complesso dei servizi”, comunica l’Istat. “Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta”, spiega l’Istituto di statistica.
Eppure il dato è meno pesante di quel che si aspettavano alcuni analisti, tanto che il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, può parlare di “una flessione meno grave di quanto atteso dalla maggior parte delle previsioni”.
In molti paesi d’Europa si sono registrati dati peggiori. In Francia, il secondo trimestre si è chiuso con un calo del 13,8% congiunturale, a seguito del -5,9% (dato rivisto al ribasso) del primo periodo dell’anno.
Ancor peggiore il contraccolpo sull’economia spagnola: il Pil iberico è crollato del 18,5% congiunturale, sempre nel secondo periodo dell’anno, mentre il crollo annuo arriva al -22,1 per cento. A livello aggregato di Eurozona, la stima flash di Eurostat parla di un calo del 12,1% sul trimestre precedente e nell’Unione europea allargata dell’11,9 per cento.