Nonostante due mesi di lockdown ed una pandemia dichiarata a livello mondiale, c’è ancora chi sottovaluta la gravità del coronavirus e pensa che tutte le misure intraprese siano state eccessive.
Dopotutto si tratta di un virus poco più grave di una semplice influenza, no?
In realtà proprio no e a dimostrarlo, se non bastasse quanto abbiamo vissuto tutti noi sulla nostra pelle, sono anche i dati sulla mortalità nel nostro paese, riferiti al mese di marzo, in cui il virus ha raggiunto il suo picco.
In particolare, nel mese di marzo 2020 la mortalità a livello medio nazionale è aumentata del 49,4% rispetto alla media dello stesso mese tra il 2015 e il 2019. Il dato emerge dal Rapporto Istat-Iss ‘Impatto dell’epidemia covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente’.
L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710).
Nel rapporto si parla di un Paese diviso in tre: le province più colpite dall’epidemia hanno pagato “un prezzo altissimo in vite umane”, con in testa Bergamo dove i decessi sono più che quintuplicati. Al Sud invece la mortalità è aumentata in media del 2%. Nella provincia di Roma è perfino calata del 9,4 per cento rispetto all’ultimo quinquennio. Giù anche Napoli, che registra un -0,9% di mortalità.