Il Papa, i cani, i gatti e i vicini di casa

Antonio Capobianco

Il Papa, i cani, i gatti e i vicini di casaIl Papa parla di cani, di gatti e di vicini di casa.

“Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, che poi lascia sola e affamata la vicina. No, per favore no!”.

E’ nell’udienza giubilare che Bergoglio formula quest’accusa, accusa di indifferenza di superficialità verso chi è in difficoltà.

Altre volte il Papa aveva messo in risalto la questione dell’amore per gli animali confrontato a quello per gli uomini.

Francesco aggiunge di stare attenti a “non identificare la pietà con quel pietismo diffuso che è solo un’emozione superficiale che offende l’altro. La pietà non va confusa con la compassione per gli animali che vivono con noi”.

Certamente è vero. Non siamo granché solidali in genere con chi soffre. Anzi, siamo indifferenti. Che è la cosa peggiore.

Ma è anche vero che essere compassionevoli con gli animali, sempre, è buona cosa. Perché gli animali non sono capaci di cattiveria, prerogativa del genere umano.

E poi è vera anche un’altra cosa: generalmente chi vuole bene agli animali vuole bene anche agli uomini.

Non sempre è vero il contrario. Ci piacerebbe che il Papa avesse cura di una vicina di casa, di un cane e di un gatto, tutti insieme.

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