Il Governo presieduto da Matteo Renzi, secondo i più, non ha avuto troppi meriti e ha contribuito a trascinare il nostro paese nel baratro della crisi economica, ma certamente una misura è stata apprezzata, quantomeno dai lavoratori dipendenti: il bonus da 80 euro inserito in busta paga.
Una “miseria”, certo, come hanno sottolineato gli avversari politici, ma comunque un contributo non da poco per famiglie con stipendi non certo altissimi.
Eppure molto presto potrebbe sparire, come ha dichiarato il ministro dell’economia Giovanni Tria:
“nell’ambito della riforma fiscale gli 80 euro saranno riassorbiti”.
Il ministro ha spiegato che “l’introduzione degli 80 euro da parte del governo Renzi fu una decisione sbagliata, anche tecnicamente fu un provvedimento fatto male e anche il precedente governo cercava di cambiarlo”.
Secondo l’ultima ricognizione dell’Ufficio parlamentare di bilancio, con oltre 9 miliardi di valore il bonus Renzi è la principale delle cosiddette “spese fiscali”, che nelle prime venti voci assommano un mancato gettito per lo Stato di 46 miliardi di euro.
Immediatamente è serpeggiato il malcontento, tanto che il Mef è intervenuto con una nota:
“Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, non ha mai parlato di taglio degli 80 euro ma piuttosto di un possibile loro riassorbimento nell’ambito di una futura revisione del prelievo fiscale. In ogni caso è chiaro che dalla revisione del prelievo fiscale nessuno uscirà penalizzato“.