L’autorità fiscale ha stabilito che la conversione di una criptovaluta, da l’una all’altra, è considerata una vendita ed è soggetta all’imposta sulle plusvalenze con un’aliquota del 25%.
Nel mondo delle valute digitali (crypto) hanno scoperto la scorsa settimana gli effetti distruttivi della leva finanziaria: una volta che la liquidità si ferma, gli investimenti con leva, come quelli basati sui prestiti, sono molto vulnerabili.
Nel frattempo, il mercato delle criptovalute continua a scendere, e domenica a mezzogiorno il tasso di cambio di Bitcoin si è attestato a 17,5 mila dollari e la valuta principale ha completato un ribasso di circa il 30% in sette giorni.
È difficile sopravvalutare il danno arrecato al mercato: accanto a enormi entità che sono crollate, ci sono innumerevoli progetti (l’equivalente del settore delle valute digitali per le aziende) che sono incerti sul futuro e la fiducia degli investitori nel mercato è stata minata.
l rapido crollo ha portato a un’altra situazione problematica: gli investitori che devono ingenti somme all’autorità fiscale, ma d’altra parte vedono come il loro investimento viene tagliato drasticamente e accumula persino perdite.
In pratica, nel mondo reale, i milionari si stanno avvicinando momentaneamente al fallimento, quando dovranno portare più soldi da casa, solo per pagare l’elevato debito fiscale.
La tassazione delle criptovalute e il motivo della situazione problematica.
L’autorità fiscale considera tutti gli asset crittografici come asset di investimento di capitale, incluso NFT (Non-Fungible Token, che non è una valuta ma un token insostituibile che consente l’autenticazione e la prova della proprietà, ad esempio per le opere digitali).
In quanto tali, sono soggetti all’imposta sulle plusvalenze, ovvero all’aliquota del 25% dell’utile.
fonte@Globes