Nell’autopsia del corpo del povero Giulio Regeni, massacrato al Cairo, sono state rinvenute molte fratture.
L’esame autoptico è stato eseguito ieri, e non ha fatto altro che confermare quello che si sapeva. Una morte violenta, con torture continuate e inumane.
In sostanza il ricercatore italiano è stato picchiato a morte. Risulta che a ucciderlo è stato un colpo violento che ha cagionato la frattura di una vertebra cervicale. Non pare che siano emersi segni di violenze sessuali o simili.
Un accreditato giornale egiziano vicino al governo, Al Ahram, riporta che dall’inchiesta svolta dalle autorità egiziane, risulta che il 25 gennaio Giulio Regeni si trovava a una festa di compleanno “in compagnia di un certo numero di amici”.
Ma dai racconti di alcune persone risulta che alla festa Giulio Regeni non c’è mai arrivato. Evidentemente era stato sequestrato durante il tragitto prima delle 20.
Emma Bonino, profonda conoscitrice della realtà egiziana per aver frequentato e vissuto per anni nel grande Paese africano, riporta che i metodi utilizzati dalle forze dell’ordine egiziane nei confronti delle opposizioni, o comunque delle persone sgradite, sono in linea con quello che è successo al povero Giulio.
E, purtroppo, ancora oggi sono applicati quotidianamente a un’infinità di altre persone.