Prima causa di morte nel mondo e prima causa di morte evitabile, il consumo di tabacco ha cominciato a diffondersi in Europa soltanto dopo la scoperta dell’America (1492).
Le sostanze che si aspirano dalle sigarette sono parecchie e ognuna di queste causa danni più o meno gravi al nostro organismo. Dalla combustione del tabacco e della carta che lo avvolge si sviluppa infatti un fumo contenente 4.000 sostanze diverse delle quali 40 considerate cancerogene.
Il monossido di carbonio è uno dei “veleni” del fumo che, quando inalato, si mescola al sangue e comporta una riduzione dei livelli di ossigeno sanguigno. Oltre a favorire l’ischemia del miocardo (angina pectoris e infarto), è particolarmente pericoloso per le donne in stato di gravidanza. Infatti, il suo effetto di ridurre i livelli di ossigeno sanguigno compromette la normale crescita del feto.
Le più importanti e comuni affezioni derivanti dal consumo di tabacco sono: il tumore al polmone, le malattie cardiovascolari e la broncopneumopatia cronica ostruttiva.
Ma il fumo comporta anche problemi di fertilità, sia nell’uomo che nella donna. L’uomo che consuma elevate quantità di tabacco potrebbe veder ridotta la propria capacità di produrre spermatozoi. La donna forte fumatrice, invece, potrebbe avere problemi a rimanere incinta e/o a portare a termine le gravidanze.
Il 90% circa dei fumatori conosce le conseguenze fatali del fumo, altri vedono nel consumo di sigarette un fattore di rischio per la salute e altri minimizzano l’entità dei danni evitando un’informazione corretta per il timore di doversi privare di un piacere, eppure il numero dei fumatori continua ad essere altissimo, anche tra i giovanissimi.
Più di un ragazzo su cinque, in Italia, è un fumatore abituale. È quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Osservatorio nazionale fumo, alcol e droga dell’Istituto superiore di sanità che analizza i dati del Rapporto sul fumo in Italia elaborato ogni anno. Nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni consuma abitualmente tabacco il 22 per cento dei ragazzi. In media i giovani iniziano a fumare intorno ai 17 anni, ma il 13 per cento dei fumatori comincia prima dei 15 anni.
Per tantissimi l’esempio dei coetanei è decisivo: quasi il 60 per cento degli interpellati dice di essere stato avviato al fumo da amici, di essersi lasciato tentare da altri ragazzi che già fumavano. Ci sono poi quelli che hanno provato e hanno apprezzato il “sapore” delle sigarette (il 17%) e quelli che hanno provato per il desiderio di sentirsi più grande, per l’influenza di familiari tabagisti o quella di un partner. Emerge anche la “moda” delle sigarette fatte a mano, preferite dai più giovani anche perché più economiche.
Per cercare di limitare il fenomeno, ed anche per rispettare i non fumatori, proteggendoli dal fumo passivo, in molti luoghi è vietato fumare, ma siamo certi che la sigaretta rimanga veramente all’esterno, assieme ai suoi effetti nocivi?
Una nuova ricerca condotta dalla Derexel University ha evidenziato come decenni di restrizioni nei locali pubblici, per quanto riguarda il fumo, non sono bastati.
Nessuno di noi, quindi, può stare davvero tranquillo per quanto riguarda la nocività delle sigarette (che gli altri fumano). Le tossine, infatti, si trovano in ogni luogo in cui ha soggiornato un fumatore – anche se ha fumato in un posto completamente diverso.
In pratica un team di ingegneri ha dimostrato che il cosiddetto ‘fumo di terza mano’ – ovvero il residuo chimico del fumo di sigarette che si appiccica ovunque e su chiunque si trovi in prossimità della nube di fumo di una sigaretta accesa – trova la sua strada nell’aria e penetra negli ambienti chiusi in cui nessuno sta fumando.
Il problema principale sembra essere rappresentato dalle minuscole particelle che rimangono in sospensione nell’aria che respiriamo. «Le particelle di aerosol sono particelle ubiquitarie sospese nell’aria – provengono da una varietà di fonti e sono note per essere dannosi per la salute. Il fatto che il fumo di terza mano possa attaccarsi a loro, per esempio nei vestiti o i mobili di un fumatore, significa che le sostanze chimiche potenzialmente tossiche associate al fumo di terza mano si trovano in luoghi che non ci saremmo aspettati», spiega Peter DeCarlo, chimico presso la Drexel.
“Questo studio – afferma uno degli autori, Michael Waring – mostra che il fumo di terza mano, che sempre di più risulta essere pericoloso per la salute come il fumo passivo, è molto più difficile da evitare negli ambienti interni dove è vietato fumare rispetto a quanto ritenuto finora”.
Purtroppo il fumo di terza mano si trova praticamente ovunque: nelle pareti degli edifici, nei mobili, nei tappeti, negli oggetti di uso quotidiano e persino nelle stoviglie.
«Molte persone si aspettano di essere esposte agli scarichi delle auto o ad altre sostanze chimiche a basse concentrazioni quando sono fuori casa, tendono quindi a pensare di sfuggire a tutto ciò quando si trovano al chiuso. Capire che siamo costantemente esposti a queste sostanze chimiche, anche nei nostri luoghi di lavoro, è una sfida da comunicare alla popolazione generale», conclude DeCarlo.