Negli ultimi mesi Facebook, e il Ceo e Fondatore Mark Zucherberg in particolare, si sono trovati ad affrontare una miriade di problemi.
In primis è stata la volta dell’incidente Cambridge Analytica, che si sta rivelando molto più grave e foriero di conseguenze per Facebook di quanto si potesse pensare. Sarebbero infatti stati esposti i dati di 87 milioni di utenti, molti di più rispetto alla cifra di 50 milioni stimata in prima battuta dai quotidiani americani.
Poi è stata la volta di un’altra grana. A sollevarla è il New York Times , in un articolo apparso qualche giorno fa. Il quotidiano americano ha scoperto che nel 2007 Zuckerberg aveva preso accordi con decine di produttori di smartphone per agevolare la visione del suo social su tali dispositivi. Gli accordi prevedevano anche la gestione condivisa dei dati degli utenti e quegli accordi sono ancora in essere.
In pratica un altro caso del tutto simile a quello di Cambridge Analytica, dal momento che nessuno degli utenti Facebook aveva acconsentito a condividere questi dati. Dati, quindi, rubati all’insaputa degli iscritti.
Da tempo, inoltre, Facebook non è un territorio per teenager. I dati di una ricerca firmata da Pew Research Center mettono ad esempio in chiaro la portata della questione: la creatura di Mark Zuckerberg perde lo scettro di più popolare fra i 13-17enni. L’indagine spiega che solo il 51% dei teenager statunitensi – ad essi è riservata l’analisi – utilizza Facebook. Un calo mostruoso, del 20% rispetto al 2015, ultima rilevazione confrontabile del’istituto sulle abitudini d’uso dei social media.
Varie truffe e raggiri, diffusi attraverso la rete e le applicazioni di messaggistica istantanea, da anni parlano poi di un ritorno di Facebook a pagamento: una soluzione esclusa categoricamente più volte dallo stesso Ceo, ma questo non vuol dire certo che manchino i tentativi per il social di monetizzare.
Proprio in queste ore, ad esempio, Facebook ha fatto sapere che permetterà presto agli amministratori dei gruppi di chiedere un abbonamento a pagamento per l’accesso al gruppo stesso: i prezzi saranno da 4,99 a 29,99 dollari mensili.
Se in passato i gruppi sono sempre stati gratuiti, l’effetto potrebbe essere duplice: pagare per far parte della cerchia ristretta di persone può aumentare il senso di esclusività e far sentire più speciali, così come scoraggiare e far migrare l’utenza altrove.
Bisogna comunque considerare che la novità è stata in parte suggerita dagli stessi amministratori dei gruppi che hanno chiesto se ci fosse un modo per monetizzare la loro attività di gestione di grandi community.
Naturalmente i nuovi gruppi a pagamento dovranno ospitare contenuti creati ad hoc sugli argomenti di interesse, contenuti che siano di qualità e ritenuti validi, tanto da giustificarne l’ “acquisto”.
L’annuncio ufficiale è stato divulgato dalla compagnia di Zuckerberg per mezzo di un post sul blog ufficiale.
La novità , al momento, è in fase di test negli Stati Uniti e coinvolge alcune tipologie di gruppi, tra cui quelli di genitori e quelli sulla casa.
L’abbonamento ha lo scopo di sostenere gli amministratori che “investono tempo ed energie per mantenere i propri gruppi”, spiega Facebook.
Per quanto riguarda il funzionamento, gli amministratori inviteranno i membri dei gruppi alla versione non gratuita degli stessi per la quale potranno visualizzare delle anteprime dei contenuti disponibili.
Per l’occasione gli utenti riceveranno anche l’informazione del costo dell’abbonamento mensile che potranno sottoscrivere o meno. Quest’ultimo, in percentuali ancora non note, sarà ripartito tra la piattaforma Facebook e gli stessi amministratori.
Durante la fase di test, Facebook non prenderà commissioni su questi contenuti, ma se la sperimentazione avrà successo sarà vantaggiosa sia per il social sia per gli amministratori che finalmente saranno retribuiti per le energie profuse.
Ricordiamo infine che nel 2016, Facebook aveva già testato per un breve periodo la visualizzazione degli annunci nei gruppi, ma la funzione non è mai stata rilasciata. La società comunque continua a vagliare altre ipotesi per permettere agli admin dei gruppi di monetizzare attraverso la gestione delle community, ma ancora non ha rivelato maggiori dettagli.