Nemmeno tutta la potenza e la determinazione di Donald Tump hanno potuto nulla contro la diffusione del “virus cinese”, come lui stesso con disprezzo lo addita da giorni: ormai gli Stati Uniti hanno superato la Cina e l’Italia per numero di casi di coronavirus, diventando il nuovo epicentro dell’epidemia. Secondo i dati della Johns Hopkins University, negli Stati Uniti i casi sono almeno 82.404, il record mondiale.
Una situazione estremamente delicata, che fa crollare il castello di sabbia costruito dal Tycoon e tutte le promesse fatte agli americani: è molto improbabile che si riesca come da lui più volte ribadito che si torni alla normalità per Pasqua.
E dinanzi a questa emergenza nessuna opzione è esclusa, neppure collaborare con lo storico nemico.
“Ho appena avuto un’ottima conversazione con il presidente cinese Xi – spiega Trump su Twitter – Abbiamo discusso molto dettagliatamente del coronavirus che sta devastando gran parte del nostro pianeta. La Cina ci è passata e ha sviluppato una forte conoscenza del virus. Stiamo lavorando a stretto contatto insieme. Molto rispetto!”.
E, come se l’emergenza sanitaria non bastasse, si aggiunge quella economica. Negli Usa sono schizzate a 3,3 milioni le richieste di sussidi di disoccupazione la scorsa settimana: un dato senza precedenti. “E’ agghiacciante. E questo è solo l’inizio. Peggiorerà”, ha avvertito il sindaco di New York, stimando che mezzo milione di persone nella Grande Mela perderanno il lavoro.