Dolcificanti artificiali e fame: lo sucralosio potrebbe stimolare l’appetito anziché ridurlo

Antonio Capobianco

Una nuova ricerca scientifica mette in discussione l’efficacia dei dolcificanti artificiali come alleati nella lotta al peso. In particolare, il sucralosio – conosciuto commercialmente come Splenda – potrebbe alterare l’attività del cervello in modo tale da aumentare la sensazione di fame, contrariamente a quanto si potrebbe pensare.

Dolcificanti artificiali e fame lo sucralosio potrebbe stimolare appetito anziché ridurlo

Il paradosso del dolcificante a zero calorie

Il sucralosio è circa 600 volte più dolce dello zucchero, ma non contiene calorie. Tuttavia, questa dolcezza “vuota” potrebbe confondere il cervello, generando aspettative metaboliche che non vengono soddisfatte. Secondo uno studio pubblicato su Nature Metabolism, ciò può indurre l’ipotalamo – l’area del cervello che regola l’appetito – ad aumentare l’attività, spingendo l’organismo a desiderare ancora più cibo.

I risultati dello studio: sucralosio vs saccarosio

Lo studio, condotto su 75 adulti tra i 18 e i 35 anni, ha monitorato flusso sanguigno cerebrale, livelli ormonali e percezione della fame dopo il consumo di tre diverse bevande: una contenente sucralosio, una con zucchero (saccarosio) e una semplice acqua aromatizzata.

I risultati sono stati sorprendenti:

  • Dopo il sucralosio, i partecipanti hanno mostrato un aumento del flusso sanguigno all’ipotalamo e una maggiore fame due ore dopo il consumo.
  • Al contrario, il saccarosio ha aumentato i livelli di glucosio e ormoni come insulina e GLP-1, riducendo l’attività dell’ipotalamo e diminuendo la sensazione di appetito.

Effetti più marcati nelle persone obese

La ricerca ha anche evidenziato che le differenze nella risposta ormonale erano più marcate nei soggetti con obesità, suggerendo una potenziale maggiore vulnerabilità a questo tipo di interferenza metabolica.

La coordinatrice dello studio, Kathleen Alanna Page, endocrinologa alla University of Southern California, ha spiegato che il corpo si aspetta un apporto calorico quando percepisce il gusto dolce. Se la “promessa calorica” non viene mantenuta, il cervello potrebbe compensare aumentando il desiderio di cibo.

Un impatto che potrebbe estendersi al microbioma e allo sviluppo cerebrale

Oltre al cervello, il sucralosio sembra interagire con i microbi intestinali, compromettendo la risposta glicemica e alterando l’equilibrio del microbioma. Studi precedenti hanno anche collegato questo dolcificante a danni al DNA e ridotta tolleranza al glucosio, mettendo ulteriormente in dubbio la sua presunta innocuità.

Preoccupazioni per i più giovani

Alla luce di questi dati, i ricercatori stanno ampliando lo studio per verificare l’impatto del sucralosio su bambini e adolescenti, in particolare nei soggetti a rischio di obesità.

“Il cervello in fase di sviluppo è molto vulnerabile. Questo potrebbe essere un momento critico per intervenire,” afferma Page.

Il messaggio finale: il “senza zucchero” ha un prezzo

Sebbene i dolcificanti artificiali vengano spesso promossi come alternative salutari allo zucchero, il loro impatto sul cervello e sul metabolismo potrebbe raccontare un’altra storia.

In attesa di ulteriori conferme scientifiche, l’uso di sucralosio e sostituti simili andrebbe valutato con cautela, soprattutto se consumati abitualmente.

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