Di Maio sulle grandi opere: Tav oggi sì, domani no

Antonio Capobianco

Sulle grandi opere, la TAV per intenderci, continuano i tentennamenti del vice Premier Luigi Di Maio.

TAV sì, TAV no, TAV forse, TAV forse un pezzo. Quello che ci piace di questa splendida nazione è l’abissale distanza, la frattura mastodontica che separa il mondo delle promesse da quello della realtà, dei fatti.

Si era cominciato col dire che la TAV assolutamente non si può fare, poi si è diventati possibilisti da parte di chi ha detto facciamo due conti; poi ancora di sono formate fazioni all’interno della maggioranza tra favorevoli e contrari. Tutto e il contrario di tutto.

Non che la questione vaccini, per fare un altro esempio, sia da meno. Prima non si fanno, poi si fanno, poi ancora si dichiara che a scuola si può andare anche senza aver fatto i vaccini, pur garantendone l’obbligo. Un obbligo affievolito, all’acqua di rose. E potremmo proseguire su questa china; ma torniamo all’argomento scottante e rilevantissimo della Tav.

È possibile che, prima o poi, qualcuno capisca che una delle ragioni principali, se non la principale, per cui strutturalmente l’economia del sud è rimasta sempre arretrata, è dovuto al fallimentare sistema dei trasporti. Da Salerno in poi è buio pesto. Ferrovie lentissime, strade impercorribili, un sistema viario e ferroviario antidiluviano non al passo col resto d’Europa ma nemmeno con il resto d’Italia.

Purtroppo, l’economia viaggia sulle strade e soprattutto sulle rotaie. O almeno dovrebbe. Se da Roma a Milano un treno veloce ci impiega due ore e cinquanta, da Roma alla costa ionica, un qualsiasi treno, eventuali cambi compresi, ci impiega, quando va bene, una mezza giornata. Semplicemente assurdo. Ecco perché è importante che le reti ferroviarie, e soprattutto queste, vengano non solo ammodernate, ma rese veloci e competitive in un sistema di alta velocità interconnesso con le altre reti europee.

Il Ministro Di Maio, che è Ministro del Lavoro ma si occupa pure di alta velocità, dice che riguardo alla TAV, si proverà un accordo con la Lega; la quale ultima, come noto, è favorevole all’alta velocità. Nel frattempo lo stesso ministro esterna ad Agorà i propri dubbi, mettendo in evidenza che si tratta di spendere 10 miliardi.

“Sulle grandi opere troveremo un accordo, sono estremamente fiducioso”, sentenzia Di Maio. Se la parola accordo fosse stata proferita in uno dei passati governi, come noto, sarebbe stato semplicemente un inciucio. Troveremo un accordo su tutto come è stato già fatto. (L’accordo su altre cose è oscuro, ndr). Con la Lega abbiamo lavorato benissimo in questi due mesi, abbiamo portato avanti dei provvedimenti su cui a volte non eravamo completamente d’accordo, ma abbiamo sempre trovato un punto di caduta. Vi posso assicurare che questo governo è coeso”.

“Sulle grandi opere non abbiamo pregiudizi, ma va ricordato che si tratta di spendere 10 miliardi per andare da Torino a Lione in un Paese in cui spesso i cittadini non hanno autobus, strada e metro nelle periferie. Discutiamone in modo tale da risolvere le cose non a mezzo stampa”.

E sui vaccini il Viceministro ci tiene a precisare: “Per questo governo i vaccini sono una priorità. Vogliamo che ci sia la massima copertura vaccinale, ma non è solo con gli obblighi e minacciando i bambini di non farli andare a scuola che si ottiene questo risultato. La sanzione – ha proseguito Di Maio a Rai 3 – è un approccio sbagliato. Bisogna coinvolgere le famiglie, devono ascoltare il pediatra”.

Come a dire: dovete vaccinarvi, però i bambini potete lo stesso mandarli a scuola. Naturalmente con grande rischio non per la salute dei singoli bambini che vogliono o non vogliono andare a scuola, bensì per la salute pubblica.

È troppo evidenziare una cosa così banale, che non si può sancire un obbligo se non esiste una sanzione? Forse è troppo. Ma in caso di epidemie o di aumento dei casi di certe malattie controllabili tramite vaccino, ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Governo compreso.

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