Tutta Italia è ferma ormai da quattro settimane e, più si protrae lo stop, più sarà difficile ripartire.
Lo stop è stato richiesto da una causa di forza maggiore, la necessità di arginare i contagi da coronavirus, ma gli economisti già temono un crollo del 10% del Pil quest’anno, e le stime possono solo peggiorare.
Anche per questo all’appello generale si unisce anche quello di Confindustria: riaprire, con prudenza, ma riaprire.
La Confindustria di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto hanno infatti sottoscritto un’agenda per la riapertura delle imprese e la difesa dei luoghi di lavoro e fronteggiare l’emergenza coronavirus.
Se le quattro principali regioni del Nord che rappresentano il 45% del Pil italiano non riusciranno a ripartire nel «breve periodo il Paese rischia di spegnere definitivamente il proprio motore e ogni giorno che passa rappresenta un rischio in più di non riuscire più a rimetterlo in marcia».
“Prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese. Chiediamo quindi di definire una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza del cuore del sistema economico del Paese. È ora necessario concretizzare la ‘Fase 2′”, chiosano.