Celiaci per moda, 105 Mln sprecati per un inutile “senza glutine”

Antonio Capobianco

celiaci 105 milioni

In Italia i celiaci “per moda” buttano letteralmente dalla finestra 105 Mln di euro per il gluten free.

Che bisogno c’è di rinunciare al glutine quando non si è malati? Questa la domanda che si fanno gli esperti: nella “Settimana della celiachia” si parlerà anche dei celiaci “per moda” . 

La moda oggi più che mai coinvolge quasi tutti gli ambiti social. E non si esprime solo nel vestire.

Così assistiamo alla moda dei capelli rasati o colorati di verde, blu, fucsia, alla moda dei selfie o del lanciarsi nel vuoto mezzi nudi sulla neve, del bungee jumping e chi più ne ha e più ne metta.

All’elenco si aggiungono le “diete di tendenza”: Scarsdale, Atkins, dissociata, Weight Watchers, dieta zona, Dukan, e tante altre. Anche qui l’elenco è lungo.

Ma davvero sorprende che anche la dieta senza glutine, quella che sono costretti a fare i celiaci, si fa “per moda”.

Potrà sembrare strano ma in Italia sono 6 milioni gli italiani che rinunciano al glutine sprecando per acquistare gli alimenti che sono privi di questa sostanza ben 105 milioni di euro.

Soldi davvero buttati. Ma a pro di cosa visto che per gli esperti rinunciare al glutine, per chi sta bene, non serve a nulla.

E la conferma arriva dal Presidente dell’Associazione Italiana Celiachia (AIC) in persona, Giuseppe Di Fabio. “Gli studi scientifici stanno ampiamente dimostrando che in chi non è celiaco l’esclusione del glutine è inutile”.

“Nessuna ricerca – prosegue il Presidente – ha finora dimostrato qualsivoglia effetto benefico per i non celiaci nell’alimentarsi senza glutine, anzi”.

“Come evidenziano dati di recente pubblicati dal British Medical Journal – aggiunge Marco Silano, direttore del Dipartimento Nutrizione dell’Istituto Superiore di Sanità- uno studio che ha seguito oltre 110mila uomini e donne per 26 anni ha inoltre dimostrato che nei non celiaci l’esclusione del glutine non riduce il rischio cardiovascolare, come alcuni sostenevano”.

A contribuire alla disinformazione che ruota intorno al mercato del “gluten free”, in forte ascesa, sono anche i Vip. Gwyneth Paltrow, Victoria Beckham e Lady Gaga, sono solo alcuni dei tanti personaggi pubblici che, pur non essendo malati, sponsorizzano sui social il “no glutine”. E se si tiene conto del numero fantasmagorico di fans che ha ciascuno di loro, si capisce bene perché il “senza glutine” è diventato una moda. Una moda e un business con fatturati da capogiro.

Nel nostro Paese, dicono gli esperti, ogni anno si spendono 320 milioni di euro per prodotti senza glutine. Di questi però, secondo i dati Nielsen diffusi dall’AIC, solo 215 sono spesi realmente da soggetti affetti da celiachia.
L’AIC lancia un allarme: “I celiaci hanno faticosamente conquistato diritti e tutele che però rischiano di essere messi in discussione dal diffondersi della moda del senza glutine tra i non celiaci, che banalizza la malattia”.

Per i veri celiaci, invece, una dieta senza glutine è vitale. Purtroppo però, non sempre quando sono fuori di casa, riescono a trovare alimenti senza glutine: per questo è nato il progetto “Alimentazione Fuori Casa” dell’AIC al quale hanno aderito più di 4mila i ristoranti, le pizzerie, gli alberghi, le gelaterie e i laboratori che, in tutta Italia, hanno seguito un percorso di formazione sulla patologia.

Questo e tanti altri temi saranno affrontati nella “Settimana nazionale della celiachia” che si svolgerà dal 13 al 21 maggio.

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