Cassius Clay, il mondo perde The greatest

Antonio Capobianco

Cassius Clay, il mondo perde the greatestThe greatest se n’è andato; addio a Muhammad Ali , l’immenso Cassius Clay.

Cassius Clay era considerato da molti il più grande, dentro e fuori dal ring.

Il più popolare pugile della storia è morto a 74 anni nella notte tra venerdì e sabato scorso, per le complicanze di una malattia che aveva contratto da lungo tempo, il morbo di Parkinson.

Con il suo atteggiamento scanzonato sul ring, con le sue sbruffonate, col suo modo inimitabile di saltellare e di ipnotizzare l’avversario, era diventato unico e punto di riferimento non solo per altri pugili, ma in genere per lo sport.

Cassius Clay vinse le olimpiadi di Roma nel 1960 nella categoria dei medio-massimi, e da lì in poi ha avuto una carriera sfolgorante.

Ma era diventato famoso anche per quello che ha fatto fuori dal ring. La sua inspiegabile conversione all’Islam, col cambio del nome perché quello di Cassius Clay ricordava troppo quello di uno schiavo.

E poi la sua protesta civile, il suo rifiuto di indossare la divisa, evitando di partecipare al massacro perpetrato dagli Stati Uniti nel Vietnam.

Chissà cosa pensava dell’Islam di adesso, che negli ultimi decenni in nome del suo dio ne ha combinate di tutti i colori.

A noi piace ricordarlo semplicemente come il più grande sul ring.

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