Cala il consumo mondiale di succo d’arancia

Antonio Capobianco

Cosa c’è di meglio di una buona spremuta di arance Washington Navel da gustare ogni giorno per poter fare il pieno di vitamina C? Probabilmente, nulla. Tuttavia, un surrogato della spremuta d’arancia può essere rappresentato dal succo d’arancia che, seppur non possa essere posto in perfetta equivalenza rispetto a una spremuta fresca e pronta da consumare, può comunque costituire una gradevole bevanda.

Ebbene, secondo quanto suggeriscono le ultime ricerche condotte dagli analisti di Markestrat, che hanno analizzato 40 Paesi in grado di rappresentare quasi il 100% del mercato mondiale dei succhi di arancia consumati nel 2017, i risultati mostrerebbero una flessione rispetto agli anni precedenti, forse in favore di altre bevande.

Le informazioni, raccolte per la prima volta nel 2003, mostrano un contenimento del consumo di succo d’arancia concentrato praticamente costante. Sia sufficiente pensare che agli albori della serie statistica, il consumo mondiale era di 2.390.000 tonnellate mentre nel 2017 – ultimo dato al quale è possibile riporre tale aggiornamento statistico – è stato di 1.882.000 tonnellate, con un calo del 21% in quasi 15 anni. I consumi si sono ridotti in tutti i mercati rilevanti e maturi.

Dal 2003 al 2017, i consumi hanno registrato il calo maggiore (43 per cento) negli Stati Uniti, passando da 1 milione di tonnellate a 570.000 tonnellate, e in Germania, dove si è passati da 250.000 tonnellate a 142.000 tonnellate. In Francia, i numeri sono passati da 152.000 tonnellate a 134.000 tonnellate (12 per cento in meno). Nel Regno Unito, il consumo è sceso da 143.000 tonnellate a 111.000 tonnellate (22 per cento in meno), mentre le cifre del Canada sono scese da 116.000 tonnellate a 105.000 tonnellate (10 per cento in meno).

Di contro, ci sono alcuni Paesi – pochi – che hanno visto crescere il consumo di succo d’arancia. I più importanti sono stati la Cina (da 46.000 tonnellate a 130.000 tonnellate) e il Brasile (da 42.000 tonnellate a 70.000 tonnellate).

Restringendo il campo di analisi, emerge come dal 2016 al 2017 il consumo mondiale di succo d’arancia è sceso di quasi il 4 per cento, passando da 1.956.000 tonnellate a 1.882.000 tonnellate. Il consumo negli Stati Uniti è sceso del 9 per cento, quello in Germania del 4,4 per cento e quello in Francia dell’1,4 per cento. C’è stata invece una crescita in alcuni mercati, tra cui Cina, Brasile, Regno Unito, Canada, Giappone, Messico e Arabia Saudita.

Naturalmente, i dati non sono equivalenti al vero e proprio consumo di arance, visto e considerato che molto spesso in questi anni il processo di lavorazione e di trasformazione di tale ingrediente base, per la realizzazione di succhi concentrati, è variato.

Tuttavia, è abbastanza emblematico come sia probabilmente cambiato il “gusto” dei consumatori, che oggi giorno di fianco al succo d’arancia (un tempo, la scelta di principale riferimento) possono trovare decine di alternative, più o meno esotiche e di tendenza, che evidentemente hanno eroso almeno in parte la quota di mercato che era precedentemente in capo a tale bevanda.

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