Paolo Bonolis, in cerca di audience, fa una scelta che scatena critiche e polemiche: cerca razzisti per il programma “Ciao Darwin”.
Qualcuno dovrebbe spiegare a Paolo Bonolis e alla produzione del programma di Mediaset che il razzismo non è un’opinione o un pregiudizio ma un reato che la legge italiana punisce.
La nostra Costituzione, per fortuna, condanna ogni forma di razzismo. Infatti, all’articolo 3 recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. E per cittadini si intendono anche quelli stranieri che si trovano nel nostro Paese.
Se ci fosse qualche dubbio su questo punto, rinfreschiamo la memoria ai fautori della “TV spazzatura a tutti i costi ricordando loro che in base all’art. 2 del T.U. n. 286 del 1998, ai cittadini extracomunitari “comunque presenti sul territorio”, lo Stato deve garantire il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo, che rientrano nella categoria dei diritti civili.
Perciò l’annuncio fatto pubblicare a Torino da Bonolis & C. per reclutare uomini e donne “contrarie all’integrazione degli stranieri in Italia” e “contro i diritti delle unioni gay”, dovrebbe essere perseguito non solo dal buon senso, ma anche dalla legge.
Se è esagerato dire che suona come un incitamento al razzismo, di sicuro un annuncio del genere veicola l’idea malsana che essere “razzisti” è normale come essere vegetariano o qualunquista. E così non è.
Essere razzisti è un crimine. Al caro Bonolis che sacrifica il buon senso al business, vorremmo ricordare che la tolleranza e l’uguaglianza tra le persone sono le fondamenta di ogni società civile e democratica.
E se l’intera collettività deve essere tutelata dalle istituzioni da atti o comportamenti discriminatori, alla stessa tutela deve contribuire la collettività, ossia ciascuno di noi. In che modo? Usando l’intelligenza. Quella che manca ai razzisti e…alla produzione Mediaset.