A partire dai cinquant’anni, la mancanza di sonno prepara il terreno ad un possibile aumento del rischio di demenza.
Uno studio ha seguito per 25 anni quasi 8.000 persone e conclude che dormire meno di sei ore a notte in modo persistente è associato a un aumento del 30% del rischio di demenza. La migliore prevenzione resta comunque uno stile di vita sano, giorno e notte.
Dormire sei ore o meno a notte tra i 50 ei 70 anni è associato a un aumentato rischio di demenza, secondo un nuovo studio pubblicato martedì sulla rivista Nature Communications.
Effettuato su quasi 8.000 adulti britannici seguiti per più di 25 anni, lo studio mostra un rischio maggiore di demenza, dal 20 al 40%, nelle persone con il sonno leggero, la cui durata del sonno è inferiore o uguale a sei ore per notte, di 50 o 60 anni, rispetto a chi ha notti “normali”, di 7 ore.
Questo studio, che suggerisce l’esistenza di un legame tra la durata del sonno e il rischio di demenza, senza per nulla consentire di affermare un rapporto di causa ed effetto, proviene dall’Istituto nazionale francese di salute e ricerca medica (Inserm) e l’Università di Parigi, in collaborazione con l’University College London (UCL).
La ricercatrice Séverine Sabia (Inserm/UCL) e i suoi colleghi hanno anche osservato un aumento del 30% del rischio di demenza nelle persone di età compresa tra 50 e 70 anni che avevano costantemente una breve durata del sonno, indipendentemente dai loro possibili problemi di salute cardiovascolare, metabolica o mentale (depressione) che sono fattori di rischio per la demenza.
Quali abitudini aumentano il rischio demenza?
Per lo studio, i partecipanti hanno autovalutato la durata del sonno sei volte tra il 1985 e il 2015. E, nel 2012, circa 3.900 di loro hanno indossato anche un orologio con un accelerometro, che tiene traccia dei movimenti durante il sonno notte, al fine di verificare l’accuratezza di le loro stime.
Ciò ha confermato i risultati sul rischio di insorgenza di demenza per un periodo fino a marzo 2019.
Quasi dieci milioni di nuovi casi di demenza, compreso il morbo di Alzheimer, vengono contati ogni anno in tutto il mondo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Il sonno è spesso alterato nei pazienti affetti. Tuttavia, un numero crescente di prove di ricerca suggerisce che è probabile che anche i modelli di sonno prima dell’insorgenza della demenza contribuiscano allo sviluppo della malattia.
La ricerca futura potrebbe essere in grado di determinare se il miglioramento delle abitudini del sonno può aiutare a prevenire la demenza, secondo Nature.