I numeri non sono certamente da sottovalutare: si stima che i consumatori giornalieri di bevande alcoliche siano il 21,4% della popolazione di 11 anni e più, qui in Italia. Continua ad aumentare la quota di coloro che consumano alcol occasionalmente (dal 38,8% del 2006 al 43,3% del 2016) e che bevono alcolici fuori dai pasti (dal 26,1% al 29,2%).
Nel consumo eccedono più frequentemente rispetto alle raccomandazioni del Ministero della Salute gli ultrasessantacinquenni (36,2% uomini e 8,3% donne), i giovani di 18-24 anni (22,8% e 12,2%) e gli adolescenti di 11-17 anni (22,9% e 17,9%).
La popolazione giovane (18-24 anni) è quella più a rischio per il binge drinking, frequente soprattutto durante momenti di socializzazione, come dichiara il 17,0% dei ragazzi (21,8% dei maschi e 11,7% delle femmine).
In generale, non è facile definire l’abuso di alcol, in quanto le variabili da prendere in considerazioni sono molteplici e le categorie che si possono individuare sono per forza di cose generali, poiché per ciascun individuo esiste una dose di alcol ‘innocua’. L’alcol viene smaltito dall’organismo secondo meccanismi influenzati da differenti fattori. Le persone sane devono essere innanzitutto distinte tra uomini e donne. Ci sono infatti caratteristiche genetiche diverse nel metabolizzare l’alcol da parte del fegato. In linea di massima la donna, a parità di peso, ha una capacità di metabolizzare l’alcol inferiore del 50 per cento rispetto all’uomo, per cui la dose ‘innocua’ per la donna è la metà rispetto a quella dell’uomo.
Alcol, abusarne porta persino alla demenza precocemente
Quel che è certo sono i danni che l’abuso di alcol provoca al corpo, nel breve ma soprattutto nel lungo periodo.
Il consumo di bevande alcoliche è responsabile o aumenta il rischio dell’insorgenza di numerose patologie: cirrosi epatica, pancreatite, tumori maligni e benigni (per esempio quello del seno), epilessia, disfunzioni sessuali, demenza, ansia, depressione.
L’alcol è inoltre responsabile di molti danni indiretti (i cosiddetti danni alcol-correlati), dovuti a comportamenti associati a stati di intossicazione acuta, come nel caso dei comportamenti sessuali a rischio, degli infortuni sul lavoro e degli episodi di violenza.
In più, le persone che bevono regolarmente quantità importanti di alcol hanno un rischio triplo di sviluppare una qualsiasi forma di demenza, e un pericolo doppio di ammalarsi di Alzheimer: a dirlo un vasto studio basato sui dati del sistema informatico della rete ospedaliera francese (Pmsi), pubblicato su ‘Lancet Public Health’.
Nello specifico, gli esperti del Campbell Family Mental Health Research Institute for Mental Health Policy Research di Toronto hanno analizzato abitudini e stato di salute di oltre un milione di francesi ricoverati tra il 2008 e il 2013 con una diagnosi di demenza. Tra questi, circa 57.000 avevano avuto una demenza precoce, cioè diagnosticata prima del 65 anni, e in più di un caso su due (nel 57% dei pazienti) alla neurodegenerazione era associata una storia di consumo di alcol considerato ai limiti dell’alcolismo, secondo le definizioni dell’OMS, che prevedono, per i grandi bevitori, una quantità di 60 grammi di alcol al giorno, pari a 4-5 bicchieri di vino, per gli uomini, e di 40 per le donne (3 bicchieri).
Alzare troppo il gomito può contribuire in molti modi ad accelerare la patologia: è infatti associato a tutta una serie di altri fattori che, a loro volta, favoriscono l’insorgenza della demenza, come l’ipertensione, il diabete, l’istruzione inferiore, il consumo di tabacco, la depressione e la perdita dell’udito. E’ inoltre stata notata una significativa divisione di genere: mentre la maggioranza dei pazienti affetti da demenza erano donne, quasi i due terzi di tutti i pazienti affetti da demenza a esordio precoce (64,9%) erano uomini.
“Il consumo eccessivo di alcol dovrebbe essere riconosciuto come fattore di rischio maggiore per tutti i tipi di demenza – spiega Michaël Schwarzinger, ricercatore del Then e uno degli autori dello studio – Ovviamente il legame tra alcol e demenza dovrà essere ancora meglio indagato, ma è probabile che tutto sia legato al fatto che il consumo eccessivo provoca danni permanenti al cervello”.