In Italia la maggior parte delle proteste governative si giocano attraverso i social, dove i leoni da tastiera si nascondono dietro l’anonimato della rete per protestare senza neppure metterci la faccia, e naturalmente ottenendo ben pochi risultati.
Molto diversa è la situazione in Sudamerica, ed in special modo in Colombia, dove la capitale è stata messa a ferro e fuoco nelle ultime ore.
Nello specifico scontri e proteste stanno infiammando Bogotà, per protestare contro il governo del presidente Ivan Duque, che a differenza del suo predecessore non riesce ad essere credibile agli occhi di una popolazione ormai insofferente ad ogni tipo di imposizione.
Nel sud-ovest del Paese, tre agenti sono stati uccisi e altri sette sono rimasti feriti in un attacco a una stazione di polizia di Santander de Quilichao.
A causa delle proteste è scattato anche il coprifuoco, da tantissimi violato.
Ma le proteste in realtà non hanno riguardato solo la capitale e si sono estese anche a Cali, Medellin, Bucaramanga e Barranquilla, dove la gente ha manifestato contro la politica del governo del presidente Ivan Duque su temi chiave come pensioni, occupazione e istruzione, e per condannare l’esasperante e poco conosciuta striscia di assassinii di leader sociali indigeni.
Il presidente dal canto suo, per cercare di placare gli animi, ha spiegato che intende lavorare per “colmare le lacune sociali, combattere la corruzione in modo più efficace e costruire una pace con tutti noi insieme”.
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