Se l’Italia nel suo complesso non sta vivendo certo il suo momento migliore, ed anzi rischia di diventare la zavorra dell’’intera Europa, la situazione è veramente drammatica nel sud del paese, accentuando un divario che è sempre stato presente fin dall’unificazione.
A sottolinearlo è il rapporto Svizem 2019, secondo cui il sud è in recessione rispetto al resto del paese, che cresce ad una velocità più elevata.
“L’Italia – spiega il direttore Luca Bianchi – segue il profilo di crescita europeo con un’intensità sempre minore e il Mezzogiorno aggancia in ritardo la ripresa e anticipa le fasi di crisi”. Guardando alle cifre: “Nel 2018 il Pil del Mezzogiorno è ancora oltre 10 punti al di sotto dei livelli del 2008; nel Centro-Nord mancano ancora 2,4 punti percentuali”.
Sono poi in aumento i lavoratori poveri (working poor), sempre al Sud: l’incidenza della povertà assoluta nel 2018 è cresciuta al Sud all’8%. Nel caso in cui il capofamiglia occupato ha un contratto di operaio la quota di nuclei in povertà assoluta è salita nel Mezzogiorno al 14,7%.
Si riallarga inoltre “il gap occupazionale tra Sud e Centro-Nord, nell’ultimo decennio è aumentato dal 19,6% al 21,6%: ciò comporta che i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni”. La crescita dell’occupazione nel primo semestre del 2019 “riguarda solo il Centro-Nord (+137.000), cui si contrappone il calo nel Mezzogiorno (-27.000)”, viene sottolineato.
Una situazione a cui il reddito di cittadinanza, da solo, non può far fronte.
La misura voluta dal Movimento 5 stelle è utile, per Svimez, ma “la povertà non si combatte solo con un contributo monetario: occorre ridefinire le politiche di welfare ed estendere a tutti in egual misura i diritti di cittadinanza”, chiosa l’associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno.