Il contratto di governo è sempre lì, a far da testimone alla loro improbabile unione, ad onor del vero già durata molto più di quello che anche i più ottimisti avrebbero scommesso, eppure basta un nonnulla per far scintille.
Naturalmente stiamo parlando di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i due vicepremier che ormai si scontrano su qualsiasi questione, anche la più futile.
E volano i paroloni, che la controparte naturalmente non è disposta a tollerare.
Questa volta ad innescare la miccia è stato il ministro del lavoro che nel corso di un incontro a porte chiuse con gli attivisti del Movimento 5 stelle a Cosenza si è lasciato andare a pesanti dichiarazioni:
“A volte siamo costretti a subire l’atteggiamento della Lega che è insopportabile. Ma dopo le elezioni non avevamo alternativa: o andavamo all’opposizione o cercavamo di portare a casa il più possibile nelle peggiori condizioni. Ogni volta che si deve approvare un provvedimento, in Parlamento o in Consiglio dei ministri, ci dobbiamo sedere a un tavolo io, Conte e quell’altro là e dobbiamo fare un accordo. Ogni volta”.
Ed ancora, riguardo la spinosa questione Tav: “Quando ti siedi a quel tavolo non puoi pretendere, perché se lo fai anche l’altro pretende e non si porta a casa niente. Se non esistesse questo contratto con la Lega, in Parlamento ci sarebbe ancora un partito unico, quello a favore di Radio radicale e della Tav”.
Ufficialmente Salvini non ha commentato, ma fonti vicine hanno riportato che avrebbe detto: “Quell’altro? Mah… Posso non stare simpatico ma ho un nome, mi chiamo Matteo…”.
Al momento l’unica certezza è che i due vicepremier non si sono neppure stretti alla mano al funerale di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma.