L’Italia, negli ultimi anni, si è scoperta sempre più intollerante e razzista.
Inutile girarci intorno: ad acuire il disagio hanno contribuito senza dubbio le migliaia di sbarchi di clandestini, tra cui erano nascoste mele marce sovente non prontamente scovate, ma si è arrivati persino a rifiutarsi di dar da mangiare in un campo Rom nella periferia romana e a non affittare a colore che hanno la pelle scura.
Una degenerazione xenofoba di cui è tornato ad occuparsi anche Papa Francesco, con un appello accorato che non può lasciare insensibili.
“Cuore aperto per accogliere: se io ho il cuore razzista devo esaminare il perché e convertirmi. Gli immigrati vanno ricevuti, accompagnati e integrati in un interscambio di valori.
Questa è la bellezza di accogliere per diventare più ricchi di cultura, nella crescita, alzare muri non serve. Io vi dico: insegnate ai giovani a crescere nella cultura dell’incontro e a crescere con le differenze, si cresce con il confronto”, ha detto Bergoglio ai docenti e agli studenti dell’Istituto San Carlo di Milano, nell’Aula Paolo VI.
“Qualcuno può dire ‘Ma sono delinquenti…'”, ha continuato Bergoglio, “anche noi ne abbiamo tanti. La mafia non è stata inventata dai nigeriani.
La mafia è un ‘valore nazionale’, è nostra, è italiana. Tutti abbiamo la possibilità di essere delinquenti. I migranti ci portano ricchezza perché l’Europa è stata fatta da migranti”.
Chi è al governo dovrebbe dare per primo il buon esempio, mentre “oggi c’è la tentazione di fare una cultura dei muri, alzare muri nei cuori e sulla terra per impedire un incontro tra culture…ma chi costruisce i muri finirà schiavo dentro i muri che ha costruito”, chiosa il Pontefice.